Tocca a Mario Monti, presidente della Bocconi, presentare la nuova struttura, vincitrice del premio per l’edificio dell’anno al World Architectural Festival di Barcellona. «L’inaugurazione di questo edificio in un momento di crisi testimonia un doppio impegno per la qualità, l’integrazione, l’internazionalità - afferma l’europeista, a cui fanno eco il sindaco Letizia Moratti («un’architettura che dà forma e spazio allo spirito di Milano, capace di coniugare missione economica, costruzione del sapere ed estetica»), e Josè Manuel Barroso che definisce la Bocconi «il modello europeo di università-rete». La nuova sede è opera di architetti irlandesi, a testimoniare, insieme all’aumento di studenti stranieri iscritti (l’11%) e di docenti internazionali, uno sguardo oltre i confini nazionali. Il campus bocconiano, che si estende per 11.250 mq, rivela la compenetrazione con la città nella particolare pavimentazione che da via Roentgen prosegue identica all’interno dell’edificio, le cui vetrate guardano direttamente su viale Bligny. Sono 1.240 le postazioni di lavoro che ospiteranno tutto il personale universitario, in particolare l’intero corpo docente, consentendo una maggiore interazione tra facoltà.
La dirigenza bocconiana coglie l’occasione per vantare la gestione orientata all’eccellenza dell’ateneo, ottenuta con un’attenta programmazione delle risorse e un sistema – in Italia più unico che raro – di incentivazione per i docenti basato prevalentemente sui risultati ottenuti e sull’investimento nei centri di ricerca. C’è orgoglio nella voce di Angelo Provatoli - che dal primo novembre cede ufficialmente il rettorato all’economista Guido Tabelloni - nel descrivere le misure di orientamento al merito e alla internazionalità: incentivi interni per attirare docenti stranieri di rilievo, borse di studio internazionali, rapporti preferenziali con enti e università estere. Non si nasconde però un accenno all’attuale situazione dell’università italiana. «Divieti e tagli non favoriscono un comportamento virtuoso degli atenei - afferma il rettore uscente -. Se, nonostante questa situazione, esistono ancora università in grado di raggiungere risultati ragguardevoli, queste sono dei casi da ammirare, ma non rappresentano certo la norma». E prosegue: «Questi esempi andrebbero utilizzati come base su cui ricostruire il sistema universitario, in termini di gestione delle risorse e di parametri di controllo legati alla performance. È necessaria una nuova prospettiva; mi auguro che prevarrà l’orientamento all’obiettivo». Provasoli ha inoltre espresso la propria approvazione per la lettera, «saggia ed equilibrata», con cui una delegazione di studenti – che rifiuta di essere annoverata tra i “facinorosi” che protestano contro la riforma Gelmini - si è appellata a Giorgio Napolitano, affinché si faccia garante del diritto allo studio; un gesto apprezzato dallo stesso Presidente. Al rapporto “fruttuoso e collaborativo” avuto con gli studenti negli anni del rettorato, Provasoli ha dedicato l’ultimo, commosso, passaggio del suo intervento, salutato con una calorosa standing ovation.
L’inaugurazione della sede di via Roetgen è l’occasione per il presidente della Commissione Europea Barroso per parlare dell’attuale crisi finanziaria, per la quale sono in arrivo a livello europeo misure che colmeranno i vuoti normativi in materia di regolazione delle agenzie di rating, derivati finanziari e mercati globali. La soluzione, secondo Barroso, è attuabile solo attraverso una sinergia di forse proiettata nel futuro, con l’obiettivo di realizzare una unità politica e commerciale dell’Europa basata su regole comuni di trasparenza, integrità, responsabilità. L’Italia in questo senso ha espresso la sua posizione, votando all’unanimità la ratifica del trattato di Lisbona lo scorso luglio. «Continuare a investire nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e nelle misure di efficienza energetica non rappresenta affatto un onore o un costo supplementare - aggiunge inoltre il presidente -ma un sostegno alla nostra competitività, alla nostra sicurezza energetica e al nostro programma sui cambiamenti climatici''. Anche di questo si occuperà la conferenza dei venti grandi della terra che, il prossimo 15 novembre, si riunirà a Washington.
[floriana liuni]
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