GIORNALISMO

A Elle il premio della fondazione Benedetta D’Intino

La sensibilità di una giornalista, la competenza di una psicoterapeuta e il coraggio di affrontare un tema difficile come l’autismo in una luce nuova: questo ha portato Isa Grassano (del femminile Elle) e Maria Lucrezia Argentiero ad aggiudicarsi, lo scorso 3 novembre, la quarta edizione del premio giornalistico indetto dalla fondazione Benedetta D’Intino, presieduta da Cristina Mondadori. Menzione speciale anche per uno speciale di Gianna Milano suPanorama. Un premio al giornalismo sociale, conferito presso il Circolo della Stampa di Milano alla presenza di giornalisti quali Pietro Ostellino e Giangiacomo Schiavi del Corriere della Sera. L’articolo premiato, accompagnato da un video proiettato in sala, tratta dell’esperienza dell’allenatore di basket Marco Calamai, che, in collaborazione con una neuropsichiatra infantile, ha insegnato a decine di ragazzi autistici e affetti dalla sindrome di Down a comunicare col mondo, scoprendo il piacere di giocare a pallacanestro.

Si tratta di un riconoscimento importante per un genere giornalistico poco battuto e forse sottovalutato, ma che raccoglie crescente attenzione intorno a sé. «Quello che manca oggi - commenta Giangiacomo Schiavi - è la dimensione civica del giornalismo. La passione civile è la chiave che i giornalisti devono cercare. I lettori, soprattutto giovani, oggi hanno bisogno di leggere articoli che li facciano pensare, che lascino percepire che chi li scrive è una persona con dei sentimenti. Una dimensione che ritroviamo più facilmente nelle pubblicazioni femminili».
È d’accordo Pietro Ostellino, di vedute liberali e convinto sostenitore di iniziative per il bene pubblico nate dall’iniziativa privata, come la fondazione Benedetta d’Intino che, con l’aiuto di diversi professionisti, lavora per garantire un futuro a bambini che si trovano in situazione di disagio fisico o psicologico. Una fondazione, diretta - guarda caso - da una donna “straordinaria”, Cristina Mondadori. «Le donne sono meno ideologiche degli uomini - afferma Ostellino -. Vivono situazioni molto concrete (il lavoro, la cura dei figli) e perciò sono molto più in grado di valutare pragmaticamente i fatti». Ma anche di presentarli mostrandone la luce positiva, aiutando a riflettere e migliorare. È naturale, perciò, che la sensibilità per le tematiche sociali appartenga a loro.

Il giornalismo sociale, tuttavia, è senz’altro un genere da coltivare. «Il nostro impegno - afferma la presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales - è quello di fornire una preparazione adeguata attraverso le scuole di giornalismo, affinché si crei la figura del giornalista sociale: un giovane cronista, con l’esperienza delle realtà di volontariato, che senta la missione di affrontare temi che solitamente vengono taciuti». Gonzales ricorda Redattore Sociale, l’unica agenzia di stampa italiana impegnata esclusivamente in questo campo, fondata a Capodarco da Stefano Trasatti nel 2000. «Non cerchiamo un giornalismo “drammatico” – conclude la presidente dell’ODG lombardo – bensì un’informazione documentata e credibile – soprattutto a livello di fonti sui problemi sociali che sono, comunque, di interesse generale».


[floriana liuni]

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