ENERGIA

È finita l'era dell'oro nero

La certezza è che le riserve di petrolio non si esauriranno. Ciò che potrebbe intraprendere il viale del tramonto è l’era dell’oro nero, i cui consumi oggi si attestano al 38% nella produzione di energia ed entro il 2030 cederanno definitivamente il passo al gas naturale (per il 24% è già utilizzato nella produzione di energia). Gli esperti accantonano i facili allarmismi perché di petrolio, al momento, ce n’è abbastanza. L’ Arabia Saudita è l’ombelico petrolifero del pianeta, ma se ne trova abbastanza (quantunque sia più difficile estrarlo) in Canada, Brasile, Mare del Nord, Nigeria e Angola.


TRA PASSATO E PRESENTE
Dal carbone al petrolio, dal petrolio alle fonti di energia rinnovabili. A tracciare un profilo dell’evoluzione energetica è stato Riccardo Varvelli, ingegnere petrolifero e docente al Politecnico di Torino. «Il petrolio non finirà - ha commentato durante il convegno La rivoluzione elettrica, organizzato nella sede di Assolombarda dalla fondazione Istud -, ma è giusto che si inizi a pensare a forme di energia alternativa cosi come è accaduto negli anni’50 con il tramonto del carbone. Gli italiani le ritengono valide ed efficienti e possiamo affermare con certezza che sono economicamente più vantaggiose rispetto al nucleare».

FONTI RINNOVABILI
Ma quali sono le fonti di energia rinnovabile? Si parla di rifiuti, biomassa, vento, sole, geotermia e idrogeno. Del loro sviluppo si stanno occupando nuove aziende produttrici di energia. Il tema è stato affrontato da Gianluca Lancellotti, direttore commerciale e vendite di Sorgenia e Gianluca Veneroni, amministratore delegato Co-ver Energy. «Non si può investire in un’unica direzione - hanno concordato - né è permesso fossilizzarsi su gas e nucleare. Questo mix di fonti energetiche ci aiuterà ad evitare che una grave crisi economica possa avere conseguenze disastrose. Pensare ad un mondo alimentato esclusivamente dalle fonti rinnovabili non è possibile, ma conviene pensare ad un ventaglio più ampio di sorgenti».

E IL NUCLEARE?
Per l’Italia non è poi un pilastro insostituibile. L’Italia lo utilizza per produrre appena il 6% della sua energia, ma con l’ufficializzazione del passaggio al nucleare giunta dal ministro dello Sviluppo Economico Scajola la percentuale crescerà. Altri paesi europei hanno anticipato questo passo. La Finlandia ha costruito una centrale a Olkiluoto. La Francia, dopo un fermo di più di sei mesi, ha riavviato nello scorso settembre il reattore 1 della centrale nucleare di Flamanville. «I consumi mondiali adesso si attestano al 16% - ha concluso Domenico Libro, amministratore delegato Del Fungo Giera Energia -, ma tutto lascia intendere che aumenteranno». «L’opinione pubblica è frenata dai problemi di smaltimento delle scorie - ha concluso Varvelli -. Da una semplice analisi dei dati statistici, però, emerge che è decisamente superiore il rischio di morire durante un incidente stradale. Correggendo questa forma mentis potremmo investire maggiormente sul nucleare».


[fabio di todaro]

1 commento:

  1. hai dimenticato di dire che la Spagna e la Germania le dismetteranno a breve le centrali nucleari, perchè sono leader europei nell'eolico e nel fotovoltaico e che quelle inglesi di centrali nucleari cascano a pezzi.
    hai dimenticato di dire che negli ultimi 7 anni il nucleare mondiale è praticamente fermo, mentre l'eolico e il solare (termodinamico, fotovoltaico e solare) crescono con percentuali a 2 cifre, complessivamente in Europa superano 60 GW di potenza, l'equivalente di 60 centrali nucleari.
    non è l'opinione pubblica che è frenata dai problemi delle scorie, è il nucleare che è fermato dall'INSORMONTABILE problema delle scorie.
    inoltre hai dimenticato di dire che, per ammissione dello stesso presidente di Ansaldo Energia (a capo di Ansaldo Nucleare), senza finanziamenti statali senza fondo, il nucleare non conviene.
    peraltro ti è sfuggito di scrivere che l'Italia pagherà nei prossimi 5 anni, 35 miliardi di euro di multa alla UE per il mancato rispetto del protocollo di Kyoto.
    vorrei aggiungere che se l'Italia avesse affondato meno miliardi nella Sogin, che per 20 anni ha fatto finta di dismettere le nostre di centrali nucleari (fortuna che ne avevamo solo 4), e non avesse finanziato i termovalorizzatori come rinnovabili con altri miliardi (vedi CIP6) e li avesse investiti in rinnovabili adesso non compreremmo l'energia dalla Francia, ma potremmo vendere la nostra energia eolica o fotovoltaica, come fa la Danimarca e come, molto presto faranno Germania e Spagna appunto.

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