Occorre quindi ricavare dai dati della previsione un panorama concreto di quanto accadrà in ambito economico il prossimo anno. «I risparmiatori e i piccoli investitori dovranno muoversi con la massima prudenza – spiega Andrea Di Stefano, direttore della rivista Valori –. Tuttavia, in stagione recessiva, potrebbero delinearsi anche delle buone occasioni di mercato, ma attenzione a non cedere alle apparenze. Il taglio del tasso di sconto è uno di questi esempi ingannevoli, che ci deve far ponderare la scelta di un grosso investimento durante una dinamica di recessione». Per quanto riguarda invece il tasso di inflazione italiano, quest’anno crescerà fino al 3,6% per poi scendere nel corso del 2009 intorno al 2%: «Questo è inevitabile dopo che l’inflazione ha subito un’impennata di natura speculativa negli anni scorsi, causata da un’incapacità di reazione e regolamentazione – continua di Stefano –. Per logica conseguenza, si dovrà quindi prestare attenzione al fenomeno del crollo dei prezzi e alla stagnazione dei consumi, a cui l’investitore e il consumatore dovranno reagire con gli accorgimenti indicati precedentemente».
Se non è oro tutto quel che luccica, allora nemmeno tutto ciò che è buio ci deve terrorizzare: «Personalmente mi sento scettico sull’enfasi con cui è stato trattato il tema, non perché non ci siano effettive preoccupazioni, ma sicuramente l’enfasi mediatica è troppo forte a riguardo – continua Di Stefano –. Più che una fase puramente recessiva, mi sento di definirla come una fase di paralisi dettata dalla stasi dei consumatori. Il rifiuto degli investimenti per paura caratterizza uno scenario che più si associa alla contrazione dei consumi che alla reale caduta».
Che l’enfasi sia molta, soprattutto a livello mediatico, non ci piove, ma qualcuno rischia di scottarsi veramente con lo scenario che ci aspetta per tutto il 2009. A pagare le spese sarà l’economia reale, non più la finanza di carta che ha ribaltato l’asse economico mondiale degli ultimi mesi: «Oggettivamente c’è un rischio reale – conclude Di Stefano –. Soprattutto per le filiere industriali come l’auto motiv, le ripercussioni saranno immediate. Tutti i settori non reagiranno alla stessa maniera, ma l’industria automobilistica italiana dovrà confrontarsi con un caso di sopracapacità produttiva, frutto di un rinvio nel tempo delle conseguenze delle politiche industriali adottate anni fa. È il caso della bolla debitoria che ha trasformato le case automobilistiche in finanziarie che, invece di vendere automobili, hanno prestato denaro ai propri clienti per comprarle. Come per i mutui subprime, rispettando le rispettive differenze, anche questa bolla sta per scoppiare».
[francesco cremonesi]
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