DIGITALE TERRESTRE

Rai e Mediaset insieme con la nuova piattaforma Tivù

Rai e Mediaset a braccetto. Non è un’utopia, ma la realtà che a breve si concretizzerà con la creazione di Tivù, una piattaforma trasmissiva sul digitale che vedrà unite le due big della televisione italiana. I principali broadcaster saranno l'una accanto all'altra per diffondere il digitale, ma continueranno a farsi concorrenza sugli ascolti dei programmi. «È un’iniziativa interessante - dichiara Massimo Scaglioni, docente di storia della televisione e della radio all’Università Cattolica - che ricalca il modello inglese di Freeview avviato nel 2002. In Gran Bretagna anche alcuni canali satellitari sono passati su questa piattaforma, ampliando l’offerta formativa per l’utenza. È quello che dovrebbe accadere anche in Italia per ampliare i contenuti che, al momento, non corrispondono all’investimento tecnologico effettuato». Ma sulla nuova piattaforma Rai e Mediaset saranno ancora antagoniste. A Boing, canale per bambini lanciato dalla squadra del premier, l’emittente di stato risponderà con Rai Gulp. Per quanto riguarda il cinema, invece, Iris, nuova creatura di Mediaset, troverà la pronta risposta di Rai 4, ideato da Carlo Freccero e prodotto da RaiSat.

In generale, però, l’ascesa del digitale in Italia è piuttosto lenta. «È ancora presto per fornire dati ufficiali - prosegue Scaglioni -, ma è quantomeno paradossale che il digitale terrestre sia una piattaforma priva di nuovi contenuti gratuiti. Ciò, invece, è accaduto in Gran Bretagna con grande successo. E poi manca una politica di comunicazione persuasiva come quella che, da anni, attua Sky. Il suo fatturato è in crescita costante, ma dovrà necessariamente livellarsi con il passare degli anni. In quest’ottica le scelte politiche non sono state lungimiranti. Murdoch ha aggredito il mercato televisivo e punta a raggiungere gli 8 milioni di utenti che ha già in Inghilterra. Il decoder del dtt, invece, è presente in molte famiglie ma spesso non viene acceso».

In Sardegna, intanto, è già avvenuto lo switch off dei vecchi ripetitori analogici. Adesso il segnale viaggia soltanto attraverso la nuova ed efficiente tecnologia anche se appare quantomeno simpatico che la rivoluzione sia iniziata in una regione che di certo non eccelle nei processi di cambiamento. A metà maggio toccherà alla Valle d’Aosta ed entro il 12 dicembre 2012 (dopo una serie di rinvii) lo spegnimento dei nuovi canali dovrà avvenire in tutti i Paesi dell’Ue. Tutti gli isolani sono passati da un’offerta di 26 canali (10 nazionali e 16 locali) ad una nuova offerta sul digitale di 59 canali (29 nazionali e 30 locali). Ciò accade perché, sulla medesima frequenza, è possibile vedere cinque canali diversi. «L’obiettivo del digitale è quello di riprodurre la televisione generalista accanto ad una nicchia di canali dal consumo frammentato. Ciò sarà realmente utile quando diventerà accessibile per la maggior parte della popolazione».

C’è un ultimo (ma non per questo meno importante) aspetto da considerare. Riuscirà il dtt ad abolire il duopolio televisivo? «Sarebbe auspicabile un maggior pluralismo - conclude Scaglioni - ma è innegabile che i principali broadcaster italiani continuino a godere di alcuni privilegi. La legge Gasparri avrebbe dovuto superare questa situazione e invece lo scenario è immutato». Anche l’associazione Altroconsumo è convinta che lo scenario non cambierà. Compresa la questione di Rete 4 che, dal 1999, occupa abusivamente la frequenza assegnata a Europa 7.


[fabio di todaro]

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