CHINATOWN

Via Paolo Sarpi, ancora malumori

A 10 giorni dall’avvio della zona a traffico limitato siamo stati in via Paolo Sarpi, il cuore della Chinatown milanese. Appena lasciata via Bramante, il “regno” dell’abbigliamento cinese all’ingrosso, ci troviamo di fronte ad una strada insolitamente deserta o quasi. A transitare sono solo le auto dei residenti, i taxi e i furgoni che scaricano merci. Il tutto sotto gli occhi “vigili” di una ventina di addetti della polizia municipale, che battono la via e quelle limitrofe per fornire indicazioni ai cittadini sulle modifiche introdotte a partire dal 17 novembre. Qualcuno di loro, alla nostra vista, sembra preoccupato. Non sono autorizzati ad esprimere pareri sulla vicenda, ma alla fine riusciamo a strappare qualche impressione: «I residenti sono molto felici, quelli delle vie adiacenti e i commercianti sono imbufaliti», dice un vigile urbano.

Eh sì, perché gli abitanti sono i veri vincitori dell’“affaire Sarpi”: un tempo parcheggiavano di notte per aggirare le strisce blu a pagamento, ora sguazzano tra quelle gialle alla ricerca del parcheggio più comodo. E poi, per i meno fortunati, c’è sempre l’appendice concessa dal comune in via Albertini, via Signorelli, via Messina. Facciamo qualche metro e ci imbattiamo nei primi carrelli “sospetti”. I vigili chiedono blandamente spiegazioni, ma alla fine lasciano correre. Il provvedimento dell’amministrazione Moratti parla di scarico consentito nei giorni feriali dalle 10 alle 12,30, eppure se ne vedono di tutti i colori anche al di là della suddetta fascia oraria. Di sicuro i commercianti cinesi e i loro clienti non difettano d’ingegno: biciclette, carrelli e addirittura passeggini utilizzati per trasportare merci di ogni genere, che si tratti di bistecche, jeans o lattuga fa lo stesso. Il titolare di un negozio di pelletteria, un cinese da 40 anni a Milano, ma da poche settimane in Sarpi, è visibilmente contrariato: «Decide il sindaco e noi subiamo le sue decisioni senza poter fare nulla. Non essendoci il passaggio delle auto, le vendite calano e le persone si lamentano». A suo dire si tratterebbe di un provvedimento adottato con motivazioni «razzistiche per costringere i cinesi a lasciare la zona». Sulla stessa lunghezza d’onda due suoi connazionali che gestiscono un minimarket. « Negli anni ’90 via Bramante e via Sarpi erano spente, il nostro arrivo le ha rivitalizzate. Stanno semplicemente cercando di mandare via i cinesi, i grossisti in particolare», afferma una dei due esercenti. Per il suo compagno c’è bisogno di «maggiore dialogo con i residenti e di regole certe per i grossisti per risolvere la questione».

Decidiamo di sentire la “campana italiana” ed entriamo in un negozio di calzature. «L’isola pedonale andrebbe bene - dice il negoziante - ma così non si può andare avanti per molto». Il commerciante lancia poi una provocazione: «Mi farebbe piacere conoscere l’architetto che ha progettato i marciapiedi. Non sarebbe stato meglio inserire delle fioriere, visto che il comune parla tanto di miglioramento del decoro urbano della zona?». Secondo l’esercente l’istituzione della Ztl sarebbe «figlia dei problemi tra i residenti ed i grossisti cinesi» e i commercianti al dettaglio che hanno fatto un investimento importante allo stato attuale «rischiano di morire».

Il nostro tour nella vicenda Sarpi si conclude nell’erboristeria di Francesco Novetti, presidente di SarpiDoc, un’associazione che raccoglie circa 40 commercianti al dettaglio sia italiani che cinesi.
Novetti ci spiega che «la Ztl è stata prospettata dal comune come fase intermedia rispetto alla creazione dell’isola pedonale». «Se così fosse realmente, la situazione odierna sarebbe tollerabile altrimenti bisognerebbe rivedere l’intero progetto», sostiene l’erborista. Quanto al calo delle vendite segnalatoci dagli altri esercenti, il numero uno di Sarpidoc ci sembra più cauto: «È ancora troppo presto per esprimersi, tra una decina di giorni riunirò gli associati e avremo un quadro più chiaro». In sostanza, la sperimentazione della Ztl in via Paolo Sarpi è partita con due mesi di ritardo rispetto ai programmi della giunta Moratti e Novetti non nasconde la sua preoccupazione proprio per il lancio in prossimità del periodo natalizio, di solito “terra di conquista” per i negozianti.

[pierfrancesco loreto]

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