In una giornata media, tra le cause imputabili allo stato psico-fisico del conducente, gli incidenti per stato di ebbrezza sono nelle ore serali pari al 59,09%. Un dato che risulta ancora più inquietante se rapportato al fatto che il totale degli incidenti stradali tra venerdì e sabato notte sono 11.198, solo 3.000 in meno del totale degli altri giorni della settimana. Senza contare che per i giovani tra i 21 e i 29 anni l’incidente stradale è tra le prime cause di morte. A rischio alcolismo, In Italia, ci sono 9 milioni di persone, tra cui 740.000 minorenni. Questi i dati presentati dalla la Consulta nazionale sull’alcol, organizzata dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Alta la percentuale di consumatori giornalieri, pari al 31%; ma ciò che più preoccupa è l’incidenza tra i ragazzi di 16 e 17 anni: la metà beve frequentemente, mentre l’8% dei ragazzi lo fa ogni giorno. L’Italia, inoltre, vanta un triste primato: in media, i ragazzi italiani si accostano all’alcol per la prima volta a 11 anni. «Siamo i primi in Europa», dice Andrea Noventa, tossicologo del Sert di Bergamo.
Come commenta questi dati?
«Sono dei dati allarmanti, soprattutto perché l’Italia si trova molto al di sotto della media europea, fissata a 14,6. L’esposizione che hanno verso le malattie croniche è molto più alta rispetto agli adulti, in quanto non sono in grado di metabolizzare l’alcol. Sono quindi più facilmente esposti a danni al cervello, a disturbi del comportamento e della persona. È necessario che la prima opera di prevenzione sia fatta all’interno delle famiglie, non incentivando cattivi comportamenti che possono essere presi come esempio dai ragazzi più giovani»ׂ.
Il governo ha stabilito delle norme, tra cui le tabelle alcolemiche esposte nei locali e alcune restrizioni sulla vendita di superalcolici dopo le 2 di notte. Sono misure che hanno dato dei risultati concreti?
«Queste azioni hanno dei buoni presupposti, ma bisogna intensificare l’informazione. Quando si parla di alcol e guida, bisogna anche fare in modo che la popolazione sappia le leggi, i rischi che si corrono, le pene. Bisogna intensificare l’azione delle forze dell’ordine: basti pensare che qui in Italia sono effettuati in un anno circa 1 milione di alcol test, contro la Francia che ne effettua 10 milioni. I test sono troppo pochi e proprio per questo motivo le persone sanno che probabilmente non incorreranno nella possibilità di essere fermati e quindi si mettono alla guida ubriachi. È necessario invece far aumentare nelle persone la consapevolezza di non mettersi alla guida, di far guidare gli amici o di aspettare, perché il tasso di alcolemia scende nel giro di alcune ore».
Non crede che i ragazzi riescano in ogni caso a procurarsi delle bevande alcoliche, nonostante le misure restrittive?
«La riduzione della somministrazione è di certo un passo in avanti, ma è anche vero che il punto principale della questione è la vendita di alcolici. Ormai si può comprare alcol ovunque, soprattutto nei supermercati. Il divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni, che oltretutto tutti gli altri paesi europei vorrebbero aumentare a 18, non riguarda la vendita. Una misura molto importante è il divieto di vendita di alcolici nelle stazioni di servizio, che sono i luoghi più frequentati dai ragazzi il sabato sera prima di raggiungere le discoteche, le quali spesso sono fuori città e sono raggiungibili solo attraverso l’autostrada».
Come giudica alcune azioni di prevenzione, come l’estensione degli alcol test nei locali e sulle automobili?
«Sono delle buone iniziative, che rappresentano decisamente un passo in avanti. L’alcol test sarà probabilmente esteso a molti altri modelli di automobili e in Francia è già vigente il divieto di assumere alcol per gli autisti di tir e mezzi pubblici, veicoli che più spesso rimangono coinvolti in incidenti stradali. Anche in Italia esiste una legge simile, riguardante il lavoro: molte categorie, come autisti, edili e medici, hanno il divieto di assumere alcolici non solo in servizio, ma anche nella pausa pranzo. È una legge che esiste, ma che nessuno conosce. Bisogna incentivare delle campagne informative, per far comprendere alla persone quanto l’alcol possa essere pericoloso non solo per la propria salute, ma anche per quella degli altri» .
[alessia lucchese]
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