SICUREZZA

Il pacchetto Maroni e i suoi "nodi"

Il pacchetto di sicurezza delineato dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e presentato oggi al capo del Governo, Silvio Berlusconi, dal titolare del Viminale e dal Guardasigilli, Angelino Alfano, è ormai quasi pronto. Tocca però al Consiglio dei ministri, in programma a Napoli il 21 maggio, approvare il documento. Il 13 maggio, in una riunione interministeriale tenutasi a Palazzo Chigi e durata circa due ore, Maroni ha presentato il pacchetto ai colleghi Franco Frattini (Esteri), Ignazio La Russa (Difesa), Angelino Alfano (Giustizia) e Andrea Ronchi (Politiche comunitarie).

Durante la riunione, si è deciso che sarebbero stati proprio i ministri dell’Interno e della Giustizia a definire il testo da portare venerdì a Palazzo Chigi all’attenzione del premier.
Il pacchetto si compone di cinque punti. Il primo, secondo le parole del titolare del Viminale, “è il contrasto all’immigrazione clandestina; ci sarà poi la gestione dei rapporti con i Paesi comunitari, Romania in testa, sulla base della direttiva Ue che prevede rimpatri dei cittadini comunitari che non hanno reddito o delinquono; il terzo punto riguarda la definizione del ruolo degli enti locali nella prevenzione e contrasto della criminalità; ci saranno quindi le sanzioni penali, con l’individuazione di nuovi reati; infine, la lotta alla criminalità organizzata”. Tra le misure che potrebbero essere messe in atto vi sono il reato di immigrazione clandestina, l’allungamento a 18 mesi dei tempi di trattenimento degli immigrati nei Cpt, l’apertura di un Cpt per regione e l’esame del dna per i ricongiungimenti familiari.
Naturalmente, prima di essere adottate, tali misure dovranno essere giudicate compatibili con le norme europee e con i dettati costituzionali, nonché essere approvate dal presidente della Repubblica.
A destare delle perplessità è soprattutto l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, che comporterebbe l’arresto in flagranza e il processo per direttissima dei clandestini individuati, con conseguente ulteriori sovraffollamento delle carceri e allungamento dei tempi di permanenza per i processi.
Per quanto riguarda la pena, l’ipotesi è quella di un periodo di carcere oscillante tra i sei mesi e i quattro anni e l’espulsione immediata dal Paese.
Dal canto suo, la Commissione europea ha fatto sapere che, non essendo la materia penale una politica comune Ue, esistono ampi margini di manovra per i legislatori nazionali.
Per consentire ai Comuni di avere le risorse necessarie a coprire i costi previsti dal pacchetto, il Governo pensa di escludere le spese per la sicurezza dal patto di stabilità interna.

[giuseppe agliastro]

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