Da una piazzetta di via Restelli, di fronte all’entrata principale del cantiere, si vedono grossi blocchi di tavole che penzolano imbracati ai cavi d’acciaio delle gru. Scheletriche, sovrastano tre torrioni di cemento cinturati dai ponteggi. Sotto, ronzano 300 caschetti bianchi. Manovali, carpentieri, geometri. Italiani e stranieri che dal 2006 costruiscono la nuova sede della Regione Lombardia. Il progetto prevede una torre di vetro alta 161 metri, 30 in più del Pirellone, e un polo istituzionale spalmato su un trapezio di 30mila metri quadrati incastonato fra cinque arterie stradali: Melchiorre Gioia, Pola, Algarotti, largo De Benedetti e Restelli. Centri direzionali, spazi espositivi aree pedonali e giardini ornamentali, dove per ora sbuffa un via vai di camion e betoniere. Alle 17.30 cominciano a sciamare i primi operai. Un ragazzo attraversa facendo slalom tra le auto; pinze che ciondolano dalla cintura e maniche corte: «Sono di Capo Verde. È dura, i capi sono esigenti, ma mi trovo bene. Prima di arrivare qui vivevo a Napoli. Facevo di tutto, anche in nero». Albertino è un ferraiolo della Davino Costruzioni di Chiari, una delle imprese edili che ha ottenuto in appalto una parte dei lavori da Impregilo, la capofila del Consorzio la Torre. Chiusi fra le paratie di metallo si vive 9 ore al giorno. Due turni, dalle 6 a mezzanotte. Come lui ne passano a frotte: egiziani, tunisini, marocchini, ma anche italiani, soprattutto del sud. E di tutte le età. Un drappello di bergamaschi va di fretta, facce stropicciate dalla fatica. Un pulmino della FerCarbo li riporta a casa: «Domani alle 6 si riparte». Alle 18.30 un’altra ondata di giubbotti arancio. Pausa di un’ora e cena in una delle mense convenzionate. «Vivo in un appartamentino a Parabiago, fuori Milano. Mezz’ora di mezzi pubblici per arrivare. La paga è buona ma la metà (600 euro) va a mia moglie a Tunisi», racconta Boussetta, carpentiere per Igc-edile di Gela. Gli chiedo se si sente sicuro. «Guarda qua» si sporge dal tavolo mostrandomi caschetto e scarponi induriti dalla calce. «La maggioranza viene dalla Sicilia. Tutte le settimane organizziamo corsi di formazione sulla sicurezza», spiega un capocantiere di Igc, che coordina 105 uomini ogni giorno. «Ci occupiamo del 40% dei lavori. Dove viviamo? In un residence a Pero, spese pagate dall’azienda. A girare, i ragazzi scendono a casa una volta al mese». Il costo per la realizzazione dell’opera è di 400 milioni di euro, finanziati per intero dalla Regione. «Tutti gli operai sono assunti a tempo indeterminato e full time – spiegano dall’ufficio stampa – Il salario medio è di 1600 euro, come da protocollo siglato con i sindacati». Per far colpo sugli ispettori del Bie, Formigoni fece proiettare fasci di luce azzurra dove sarebbero sorte le perle della riqualificazione urbanistica di Porta Nuova: 230mila mq di verde e grattacieli. E naturalmente, la torre della Regione. Un’epifania virtuale della Milano che si trasforma in vista dell’Expo 2015. Un evento che alimenta le speranze di chi cerca lavor. Come Tonino, che si è affacciato alla guardiola di via Gioia: «I giornali parlavano di un boom dei cantieri a Milano. Qui avete posto?»
[mario neri]
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