OSCAR

Ma siamo sicuri che Michael Moore abbia perso?

Di perdere, ha perso. Il ciccione col cartello in mano ha perso. Sì, quel Michael Moore, proprio quello che ce l’ha con Bush e che i media, in questi giorni, si sono affannati a dare per vincente, ha perso. E, vista l’assoluta supremazia di Moore nel campo dei documentari, la notizia della sua sconfitta agli Oscar è quasi uno scoop.

L’ultimo premio per il miglior documentario, infatti, è andato a Taxi to the dark side, realizzato da Alex Gibney, e non a Sicko. Bocca asciutta quindi per il capopopolo più amato dalla sinistra planetaria? In realtà no, perché Moore, che è stato l’iniziatore di un genere, in questa edizione degli Oscar ha avuto la sua bella soddisfazione morale.
La pellicola vincitrice della statuetta racconta l'omicidio di Dilawar, un tassista afgano, avvenuto nella base militare americana di Bagram. Quest’episodio non è nient’altro che il nobile spunto per indagare, con sorprendenti scoperte ed una tensione da thriller, sulle tecniche di repressione e tortura messe in atto dall'amministrazione Bush dopo l'undici settembre. Abu Ghraib e Guantanamo, tanto per intenderci. Ed il bello è che anche gli altri docu-film in concorso hanno alla base temi di guerra: dai poveri scenari ugandesi di War/Dance alla Baghdad insanguinata di No end in sight, fino alle testimonianze struggenti dei soldati americani in Iraq e Afghanistan di Operation Homecoming: writing the wartime experience. Conclusione? L’indefessa campagna di Moore contro le guerre preventive di George W. ha avuto i suoi effetti. L’Academy ora tiene in altissima considerazione un certo tipo di documentario, ed anche i documentaristi convergono verso un punto comune, e realizzano opere di inchiesta e di qualità. Il faccione dell’autore di Sicko quindi, non solo ha dato una chiave di lettura in più per l’analisi di uno temi più scottanti delle campagne elettorali in America, la sanità, ma ha anche ispirato la vittoria di altre inchieste, per continuare il filone aperto dal suo acclamato Bowling for Columbine. Ha vinto, ha vinto. Il ciccione col cartello in mano ha vinto.


Nel video un estratto da "Taxi to the dark side"

[paolo rosato]

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