ENERGIA

Salgono i prezzi, cresce il fenomeno della fuel poverty

Classi energetiche, protocollo di Kyoto, biocarburanti: è fantascienza per gli italiani colpiti dalla fuel poverty. Sono circa il 57% delle famiglie e hanno difficoltà a pagare la bolletta del gas e dell’elettricità. Riscaldare la casa è difficile soprattutto per i single, sia giovani sotto i 35 anni sia pensionati oltre i 65, che impegnano buona parte del reddito nell’affitto. Non va meglio per le famiglie monoparentali e per chi vive al Sud, in particolare in villette a schiera, poco isolate termicamente. I più indietro col pagamento delle fatture, manco a dirlo, sono gli assegnatari degli alloggi popolari, assolutamente inefficienti sul fronte energetico. A Milano, per esempio, gli edifici dell’Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) hanno un’età media che supera i 30 anni e non rispondono ai requisiti previsti dalla legge 373 del 1976, varata all’indomani della crisi energetica mondiale.

Ma la risposta a questo problema, che rischia di diventare emergenza se il prezzo dell’energia continuerà a lievitare, non è la tariffa sociale. Non implica benefici per l’ambiente né equità, perché i suoi costi si riversano sulla classe media, sempre più schiacciata verso il basso. La soluzione? Secondo il professor Giovanni Cocco, docente all’Università Bicocca, bisogna investire sugli interventi strutturali. È una politica costosa, ammette Cocco, ma è l’unica sostenibile nel tempo, e ce la impone anche l’Unione europea. Nel 1991, Bruxelles diramò la direttiva 2002 sulle strategie di tutela ambientale e risparmio energetico; il testo non conteneva alcun riferimento alle tariffe sociali, vincolando quindi gli Stati a provvedere unicamente in maniera strutturale. Il piano per l’energia della regione Lombardia, ammette lo studioso, è in linea con il dettato comunitario, ma lo recepisce solo marginalmente. Sono previsti interventi strutturali su appena il 5% degli alloggi Aler.
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha approvato a dicembre un decreto sulle compensazioni sociali. Obiettivo: calmierare i prezzi per le fasce più deboli. Ma l’uovo di Colombo, conclude Cocco, si avrebbe solo risparmiando nella filiera produttiva e investendo parte dell’incremento tariffario in interventi finalizzati al risparmio energetico. Altra soluzione: riaprire il capitolo del nucleare e puntare sui termovalorizzatori, come vorrebbe Massimo Buscemi, assessore alle Reti, servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile della regione Lombardia.


[ornella sinigaglia]

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