Una chitarra, quattro ruote e tanti ricordi: ecco gli strumenti scelti da Simone Chiari per fare il ritratto di suo padre Walter. Meglio esser Chiari, il docu-film dedicato a uno dei personaggi che hanno segnato la storia del cinema italiano, inizia in Sardegna con una frase pronunciata dallo stesso Simone: «Ho un bellissimo maggiolino color celeste chiaro, come un frigorifero anni ’50. Lo hanno guidato mia madre, mia nonna, la mia tata e mio padre. Oggi con l’auto “di famiglia” inizio uno strano viaggio. Vado a trovare gli amici di papà, quelli che hanno diviso con lui qualcosa di importante, per farmi raccontare il massimo di verità, ma con il minimo di luoghi comuni. Voglio parlare di lui con chi gli ha davvero voluto bene». Questo percorso porta il figlio di Walter Chiari in giro per la penisola, intervallando alle interviste con i protagonisti del mondo dello spettacolo immagini inedite tratte dall’archivio di famiglia e spezzoni dei film più famosi di suo padre. Il tutto accompagnato da brani originali scritti da Simone e da lui eseguiti con la chitarra acustica. Il documentario, prodotto da Sky Cinema, che lo manderà in onda il 23 gennaio sul canale Classics, dura 52 minuti e costituisce un autentico mosaico di testimonianze.
Si passa dall’affettuoso ricordo di Iva Zanicchi, secondo la quale Walter Chiari è stato «l’unico vero, grande improvvisatore», a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, colleghi e amici pronti a snocciolare una serie di divertenti aneddoti. Allo stilista Ottavio Missoni è affidato il compito di rievocare l’inimitabile “stile Chiari”: «Se uno è in armonia con quello che indossa e con quello che dice, lui è elegante comunque, anche con jeans e t-shirt. E Chiari aveva armonia più o meno in tutto». Del rimpianto attore viene offerto un ritratto a tutto tondo, che esalta le luci, ma non trascura le ombre: se Pippo Baudo ne elogia la genialità comica, difficilmente riscontrabile in altri personaggi, Franco Califano parla dell’esperienza del carcere, legata al presunto uso di droga. «Si tratta di una prova che abbiamo vissuto e superato insieme, ma che ci ha lasciato ferite profonde – ricorda Califano –. È stato il periodo più buio della vita di Walter, che era probabilmente più fragile di me dal punto di vista fisico e non ne è mai uscito completamente. In Italia, oggi come ieri, quando è necessario coprire le beghe politiche, si calamita l’attenzione del pubblico coinvolgendo un personaggio noto in una vicenda giudiziaria». Il documentario, realizzato secondo una modalità on the road per la regia di Cecilia Formenti, si colloca nell’ambito di una maratona cinematografica che Sky Cinema dedicherà nei prossimi giorni a Chiari. «L’amore e l’attenzione per il cinema italiano si traducono anche in questi ricordi della vita e dell’arte dei suoi protagonisti, delle sue pietre miliari», chiosa Nils Hartman, direttore del canale satellitare.
[lucia landoni]
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