POLITICA

Trattato di Lisbona, Frattini all’Università Bocconi

Il trattato di Lisbona pone fine a sei anni di discussioni sulle istituzioni e sul futuro dell’Unione Europa. Se ne è parlato all’Università Bocconi in un convegno a cui ha partecipato anche il vice-presidente della Commissione Europea, Franco Frattini. Il Trattato recepisce le novità previste dalla Costituzione europea. In particolare, l’attuale Titolo IV del Trattato che istituisce la Commissione Europa (Tce) viene sostituito da un nuovo titolo denominato “Spazio di libertà, sicurezza e giustizia” che contiene disposizioni generali e politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo e all’immigrazione, di cooperazione giudiziaria in materia civile e penale e di cooperazione di polizia.

Regno Unito e Irlanda hanno ottenuto una clausola di esclusione per non applicare il Trattato sul loro territorio al fine di preservare la "common law". Lo stesso è stato concesso alla Polonia: il nuovo premier Donald Tusk ha però dichiarato di voler applicare in pieno la carta. «Giustifico la scelta anche di fronte ai due stati membri che restano fuori – ha dichiarato Franco Frattini alla Bocconi –. Oggi mi preme sottolineare, alla vigilia del trattato di Lisbona, quali sono le ragioni che giustificano l’ottimismo e la consapevolezza e che si tratta di un processo che non si ferma. Questo trattato è un buon compromesso ed è una risposta al difficile negoziato della Carta europea». Il punto saliente del Trattato che Frattini sottolinea riguarda il nuovo equilibrio tra Consiglio, Commissione e Parlamento e il ruolo del Parlamento in relazione a quello dei Parlamenti nazionali. La Commissione è promotore della legislazione e garante dei trattati e non sarà più rappresentata da ogni paese membro. «Il Trattato di Lisbona è certamente un passo avanti rispetto al Trattato di Nizza, che pur ci ha consentito di attuare in modo abbastanza decoroso l’allargamento, ma ha reso evidente che varie inadeguatezze devono essere superate – sostiene Enzo Moavero Milanesi, giudice del Tribunale di Primo Grado delle Comunità Europee –. Con il Trattato di Nizza e 27 stati membri la probabilità che il Consiglio approvi una proposta è del 2%».
«Nella proposta di regolamento bisognerà prevedere delle modalità per la coordinazione di Eurojust con l’attività giuridica nazionale – aggiunge Augusta Iannini, capo del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia –. Bisogna considerare il Trattato come un’indicazione o come una pronuncia? E come farà un organismo come Eurojust ad emettere una pronuncia che sia riconducibile a quelle categorie a cui siamo abituati? Sono dei problemi molto grossi che si dovranno affrontare nell’applicazione pratica. Sono invece molto favorevole alla cooperazione rafforzata: il Trattato prevede che in caso di disaccordo di uno Stato su un progetto di decisione si può dar vita alla cooperazione rafforzata tra almeno nove Stati membri». «Il favorire la delocalizzazione in modo da porre in condizioni favorevoli l’industria europea rispetto ai competitori non europei è un altro punto cruciale del Trattato – conclude Frattini –. Il Trattato contiene anche politiche integrate che riguardano il regolatore europeo per l’ambiente e l’energia, politiche sull’immigrazione e sulla lotta al terrorismo internazionale. In quest’ultimo caso l’obiettivo è agire in maniera coerente tra i vari stati membri e affrontare le imminenti sfide con un’unica prospettiva». Il Trattato istituisce l’Alto rappresentante della politica estera, accentrando su questa figura tutti i poteri.

[rosario grasso]

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