RAI

La crisi colpisce anche Milano

«Lo studio dove Enzo Biagi conduceva Il Fatto oggi ospita le televendite delle lavatrici». A denunciarlo è Maxia Zandonai, giornalista del Tgr lombardo e consigliere Usigrai. Un aneddoto simbolico che descrive impietosamente la situazione della Rai che, travolta da scandali e crisi dirigenziali, pare sia giunta a un punto di non ritorno.

A fare le spese del difficile momento del servizio pubblico sono i giornalisti, frustrati e dequalificati, e i telespettatori a cui mancano i servizi per i quali pagano il canone. Se poi mancano anche loro, a farne le spese è l’azienda che, con il calo degli ascolti, perde introiti pubblicitari. E si indebita.

Una circolo vizioso che colpisce anche le sedi Rai presenti sul territorio. Milano, purtroppo non fa eccezione. Per fronteggiare il difficile momento Cgil, Cisl e Uil hanno presentato la loro ricetta per rilanciare il ruolo del capoluogo lombardo all’interno dell’azienda.

È Fulvio Giacomassi, segretario generale Cisl a dettare le priorità: «Bisogna tornare ad investire su servizi, realizzazione di contenuti, produzione, informazione e comunicazione. Milano può e deve giocare un ruolo fondamentale in questo rilancio perché rappresenta una zona cruciale per il mondo della comunicazione e delle tecnologie. Un aspetto non da poco se si considera che nel 2012 ci sarà lo switch off, il passaggio al digitale terrestre e che probabilmente nel 2015 la città ospiterà un evento planetario come l'Expo».

A tenere banco, è inevitabile, lo scandalo Raiset. Per Onorio Rosati, segretario della Cgil, «il problema non è la presenza della politica nella Rai ma quella dei partiti, che si sono dimenticati cos'è la politica alta.» Rosati si è poi soffermato sulla recente inaugurazione dei nuovi studi di via Mecenate: «Siamo scettici perché l'impressione è quella che si sia trattato di un semplice trasloco. La dirigenza dice di aver stanziato l'80% delle risorse del piano industriale su Milano e Torino? Benissimo, vogliamo vederlo, questo progetto. Anche i politici locali devono fare qualcosa. Si parla tanto di federalismo ma la realtà è che stiamo perdendo le nostre eccellenze: molte aziende fuggono altrove».

Un rilancio, spiega Andrea Corbella, della Rsu-Rai su cui il sindacato è unito e dove non c'è l'eterno scontro Roma-Milano: «Il fatto inaccettabile è che gran parte dei nostri programmi sono prodotti dalla Endemol che è di proprietà della concorrenza. Tutto ciò falsa il mercato e umilia le nostre professionalità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti con i palinsesti che propongono trasmissioni tutte uguali e di pessima qualità».

[luca aprea]

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