Uno studio fotografa la Milano che lavora
Si apre con un minuto di silenzio in ricordo delle morti bianche della ThyssenKrupp la presentazione della ricerca “Il lavoro a Milano” promossa da Assolombarda e dai tre maggiori sindacati Cgil, Cisl e Uil. Lo studio, giunto alla seconda edizione, mette in luce gli aspetti fondamentali del mercato del lavoro in triplice scala: milanese, lombarda e italiana. Com’era prevedibile, gli indicatori all’ombra della madonnina sono quasi tutti di segno positivo: l’occupazione è al 68%, a due soli punti dalla soglia da raggiungere nel 2010, come indicato nei parametri di Lisbona e le donne occupate sono il 60,5%, addirittura superando di mezzo punto percentuale le previsioni europee. Il trend è positivo.
«Milano è leader in diversi settori dell’industria e della manifattura e investe parecchie risorse nella formazione dei lavoratori - dichiara Onorio Rosati, segretario della Cgil di Milano -. Restano da risolvere i problemi relativi alla sicurezza sul lavoro, ancora più gravi nel sommerso e per i lavoratori in nero; l’eccessiva flessibilità nei contratti, che mal si concilia con una prestazione di qualità, e la scarsa contrattazione dei salari». Di salari parla anche Samy Gattegno, vice presidente di Assolombarda che vede in «Milano un’isola felice, sebbene sia troppa la differenza tra lordo e netto in busta e bisogna intervenire a livello europeo per la detassazione dei salari, indispensabile per dare una svolta positiva alla crescita del mercato». Concorde nel celebrare i risultati positivi anche Walter Galbusera, segretario generale Uil di Milano, che però torna subito all’attualità, sottolineando l’urgenza di dare una risposta concreta all’emergenza infortuni «È necessario applicare le nuove tecnologie anche nel campo della sicurezza sul lavoro: il videocontrollo, ad esempio, è uno strumento che può realmente migliorare la situazione».
[emidia melideo]
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