SCUOLE DI GIORNALISMO

Il giornalismo tra vecchi vizi e nuove prospettive

Nel giorno in cui si celebra la Giornata Europea dell'Informazione il giornalismo italiano si interroga analizzando i suoi tanti vizi e le sue poche virtù. È stato questo il tema principale della giornata in cui, al Circolo della Stampa di Milano, lunedì 5 novembre, sono stati celebrati i trent’anni dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”. La cerimonia ha visto anche l'inaugurazione del XVI biennio che permetterà ai quaranta ragazzi che hanno superato il test d’ammissione di accedere alla professione attraverso il praticantato. Il primo intervento ha visto protagonista Giuseppe Gallizzi, presidente del Circolo della stampa e in passato alla guida della “De Martino”.

Senza formalismi Gallizzi ha polemizzato contro il giornalismo tecnologico: «Non porterà da nessuna parte perché questa professione, si fa sulla strada, battendo i marciapiedi. Un altro pericolo – ha proseguito Gallizzi – è l’eccessiva specializzazione dei giornalisti. Non bisognerebbe mai abbandonare la cronaca perché è quello il settore cardine su cui si costruiscono i giornali». Ma il presidente del Circolo della Stampa ne ha anche per università e istituzioni: «L’Ordine ha concesso il praticantato anche agli atenei attraverso i master ma il vero punto di eccellenza è rappresentato dalle scuole. I giornali dovrebbero recepirlo invece di ostinarsi a rifiutare i ragazzi delle scuole. L'Ifg rappresenta una ricchezza per Milano e per la Lombardia, il presidente Formigoni deve adoperarsi per salvare questa scuola che ha superato una grave crisi ma ha comunque bisogno di aiuto».

La seconda parte dei lavori è stata caratterizzata da un appassionato omaggio a Walter Tobagi, il giornalista ucciso a Milano dal terrorismo rosso nel 1980. A ricordarlo, tra gli altri, il direttore de Il Giorno Giovanni Morandi e il presidente del consiglio comunale, Manfredi Palmeri che ricordando le motivazioni con il quale gli fu conferita la medaglia d'oro alla memoria, ha sottolineato come «la libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti ma di tutto il Paese». Non è stata dimenticata poi l'annosa questione del contratto nazionale, che come ha sottolineato il presidente dell'Ordine della Lombardia, Letizia Gonzales, «attende di essere rinnovato da oltre mille giorni. Una situazione che ha aggravato la piaga del precariato, presente anche nel giornalismo». A conclusione della cerimonia si è svolto un vero e proprio dibattito sulle nuove prospettive del giornalismo italiano e sulle competenze richieste ai giornalisti del futuro. Ad animarlo il giornalista e scrittore Beppe Lopez, autore del libro inchiesta La Casta dei giornali, Francesco Cevasco, caporedattore delle pagine culturali del Corriere della Sera, Lanfranco Vaccari direttore de Il Secolo XIX, Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc e Paolo Liguori, direttore di TgCom. Tra gli argomenti toccati particolare importanza è stata dedicata allo sviluppo di una visione europeista, all’esigenza di maturare alte competenze nel campo della multimedialità, il rifiuto dell’omologazione e, la critica al modello tutto italiano, del “quotidiano omnibus” colpevole di eliminare dal mercato l’informazione locale.

[luca aprea]

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