Gli unici colpi sono stati quelli di tamburi e poi quelli di tosse dei primi lavoratori schierati alla testa del corteo, in una mattinata milanese di freddo pungente. Solo dopo gli slogan d’ordinanza contro i “padroni” e contro chi ne rappresenta l’incarnazione politica, Berlusconi, le bandiere colorate delle principali sigle sindacali, falci e martelli occasionali e qualche effige del “Che”. I metalmeccanici hanno portato in piazza il loro scontento, già espresso il 30 ottobre in quello che fu uno sciopero locale. Oggi a Milano si sono dati appuntamento gli operai della Lombardia, per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di categoria, scaduto a giugno. Però il sole è un regalo insperato per questa folla che sfila in corteo tra Porta Venezia e il Duomo. Nessun incidente, nessun episodio inquietante; niente lavoro per le forze dell’ordine, che hanno sorvegliato i manifestanti con discrezione, lasciando il controllo diretto ai servizi d’ordine dei sindacati. Una sfilata pacifica e colorata che racconta quanto siano cambiati il profilo e la composizione del cosiddetto proletariato italiano negli ultimi trant’anni.
Alla testa del corteo i lavoratori milanesi, poi i bresciani e i bergamaschi, i comaschi e i mantovani. In coda, tra i lavoratori della Morse Tec Europe, sfila un operaio della Costa D’Avorio che incrocia un ambulante senegalese e lo invita a unirsi alla manifestazione. Chiede la bottiglia di grappa che un suo collega porta nel tascone della giacca. In fondo anche lui è un crocefisso. Da un contratto che non c’è. Dalla parte opposta un gruppo di bresciani intona la più classica delle canzoni napoletane, O’ Sole Mio, evidentemente contenti per il tempo particolarmente clemente. Questa si chiama contaminazione e meno male che esiste già. Kofy è un sindacalista senegalese della RSU (Rappresentanza sindacale unitaria) alla Isoclima di Rezzato, Brescia. Lascia volentieri lo striscione per spiegare le ragioni dello sciopero, di un profondo disagio. Ma poi gongola quando gli chiedi dell’affluenza al corteo: “Si, oggi è venuta tanta gente, questa è davvero una bella giornata”.
[marzia de giuli - alberto tundo]
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