Perché le antiche donne romane si sono emancipate prima di quelle greche? Perché erano economicamente indipendenti (ricevevano l’eredità paterna) e istruite. In questo contesto avvenne quello che è considerato il primo atto di emancipazione femminile della storia occidentale: temendo l’eccessiva libertà delle donne, l’imperatore Augusto (14 dc) stabilì che l’adulterio fosse un crimine denunciabile da chiunque e punibile con la delegatio in insulam. Per protesta, le matrone di Roma si iscrissero nel registro delle prostitute. Sembra una lezione di storia ed è invece uno degli interventi più interessanti al convegno Voci di donne: ieri e oggi nell’ambito dell’anno europeo per le pari opportunità, organizzato dalla Camera di commercio di Milano in collaborazione con l’Università degli studi e l’Istituto lombardo di storia contemporanea, e con il patrocinio della Commissione europea. Donne imprenditrici, del mondo politico e accademico hanno raccontato al pubblico, largamente femminile, le proprie esperienze e discusso sul nuovo ruolo della donna nella società. E spetta proprio al capoluogo della Lombardia, secondo la Camera di commercio, il primato femminile: un’impresa su cinque è rosa, addirittura una su tre se si guarda agli ultimi dati. Le statistiche non evidenziano solo un significativo aumento delle donne che lavorano, ma anche delle posizioni che esse ricoprono. Dal 1992 al 2006, nell’industria manifatturiera milanese l’incidenza del personale femminile dirigente è infatti aumentata del 106%. La Lombardia vanta 436 donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato. Sono dati che rivelano grandi progressi. Ma se oggi a Milano oltre il 60% delle donne lavora, è anche vero che in Calabria la percentuale precipita al 27%. A ben guardare, la sproporzione nel mondo politico e dirigenziale delle cariche femminili rispetto a quelle maschili è evidente, e l’Italia è fra i fanalini di coda in Europa per applicazione delle norme che tutelano i diritti delle donne. A Roma, nell’industria dei servizi, uno dei settori a più alto impiego femminile, solo tre direttori d’albergo sono donne. La presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, nel complesso, è scontenta: «Purtroppo vedo poco attivismo da parte delle donne più giovani, che si preoccupano solo dei casi estremi di violenza pubblicizzati dalla televisione e non di difendere i diritti conquistati con fatica dalle generazioni passate».
È dunque alla storia che bisogna guardare. Ripercorrendo le lunghe tappe dell’emancipazione femminile, è evidente che solo dall’inizio del novecento le donne hanno iniziato a svolgere lavori intellettuali. «Istruzione è la parola chiave e la premessa fondamentale per il rispetto delle pari opportunità. Da sempre le donne si distinguono per la sensibilità e l’intuizione che permettono loro di guardare al futuro precorrendo la modernità», ha detto il ministro Barbara Pollastrini. I temi nell’agenda sono tanti: la mobilità sociale, i congedi parentali, la flessibilità nell’orario di lavoro, i servizi assistenziali e soprattutto la sicurezza. Il ministro ha anche commentato i recenti disordini di Roma avvenuti durante la manifestazione dei gruppi femministi contro la violenza maschile; alcune manifestanti hanno fischiato le autorità femminili presenti. «Incontrerò le donne che mi hanno contestato per avviare un dialogo – ha detto - ma non dimentichiamo che 150.000 donne sono scese spontaneamente in piazza. È un risultato importante che testimonia la volontà di affermazione delle donne italiane. È ora che il nostro Paese riconosca che i talenti femminili sono indispensabili sia per la crescita economica che per creare nuovi laboratori di leadership culturale».
[marzia de giuli]
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta questo articolo