Confermati gli ergastoli ai responsabili della strage di Sant'Anna di Stazzema. Non ci sarà un nuovo processo per l'ufficiale e i due sottufficiali che il 12 agosto 1944 guidarono e ordinarono la strage nel paesino immerso a 660 mt fra le Apuane della provincia di Lucca, dove la furia di un plotone delle SS si scatenò su 560 civili, per lo più donne, vecchi e bambini. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato le condanne inflitte dai tribunali militari di La Spezia (2005) e dalla Corte d'Appello di Roma (2006), respingendo la richiesta d'annullamento formulata tre giorni fa dal procuratore generale Vittorio Garino. Il pronunciamento della Suprema Corte consegna alla storia le responsabilità di uno dei crimini più efferati compiuti dagli uomini di Hitler. Consegna alla storia, ora è scritto definitivamente, la verità di quello che fu un cirmine premeditato e non un’azione di rappresaglia. Ma soprattutto rappresenta un faro per gli altri processi istruiti dalla magistratura militare sugli eccidi perpetrati dai nazisti, come quello riguardante la strage di Marzabotto, da poco arrivato in appello.
Nessun nuovo processo dunque. Come invece aveva chiesto nella sua requisitoria il pg Garino, sostenendo che non ci fosse nessuna prova della presenza dei tre militari a Sant’Anna e, soprattutto, che il processo d’appello fosse da rifare perché i quattro soldati semplici ascoltati come testimoni a La Spezia sarebbero dovuti finire alla sbarra come imputati. Sono bastate due ore di camera di consiglio al collegio presieduto da Torquato Gemelli per ratificare le condanne a vita all’ufficiale Gerhard Sommer, 86 anni, e ai sottufficiali Georg Rauch e Karl Gropler, di 86 e di 84 anni. Vivono tutti in Germania, non finiranno mai in prigione, la Cassazione li ha condannati a pagare le spese processuali per un ammontare di 4mila euro a testa. Ma a Mauro Pieri non importa.
Lui, che è uno dei 52 sopravvissuti al massacro, esce dall’aula in lacrime e abbraccia Michele Silicani, il sindaco di Stazzema. «Dopo 63 anni non potevamo essere più felici». Pieri non ha perso nemmeno una seduta del processo. Martedì era a Roma, ma la richiesta del pg Garino l’«aveva riempito di tristezza». Ha trascorso le ultime due notti in preda all’ansia, dice, «attanagliato dal dubbio che fosse tutto da rifare». Notti insonni, in cui sono riaffiorate come larve le immagini di quel 12 agosto. E 12 erano gli anni che aveva quando all’alba dell’eccidio fu prelevato da casa con la sua famiglia e ammassato in una stalla della Vaccareccia, uno dei tanti piccoli borghi a Sant'Anna. Si salvò rimanendo fermo, in silenzio, sotto i corpi sventrati dalle mitragliatrici e dalle granate, proprio mentre un soldato finiva quelli che ancora si muovevano. In quella carneficina perse la madre, una sorella di 10 anni e due fratelli di 9 e 3: «Un colpo mi ferì ad una mano: la misi sulla testa in modo da sembrare morto. Mia madre, le mie sorelle, mio fratello… non ce la fecero, e con loro tanti altri».
Anche Silicani ieri piangeva. Ha cominciato alla lettura della sentenza: «Ero incredulo e commosso alla lettura del dispositivo. Provo una gioia profonda per la mia gente». Incredulo perché si era già rassegnato a veder accettate le richieste di Garino, in quella che aveva definito «una requisitoria vergognosa, tenuta da uno che vuol farsi pubblicità». Qualche attimo per abbracciare i componenti della delegazione dei superstiti arrivati a Roma per seguire la sentenza, poi subito una lettera al presidente Napolitano, «sempre vicino ai superstiti», per invitarlo a Sant’Anna in occasione del sessantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana.
Esprime la sua soddisfazione per la decisione della Cassazione anche Claudio Martini, presidente della Regione Toscana: «La verità è stata consegnata alla storia. Quella della strage di Sant’Anna è stata una pagina vergognosa della nostra storia recente. Non dovremo dimenticare quello che è successo. Servirà a formare le generazioni future»
Plaude alla sentenza anche l’Associazione nazionale partigiani italiani , ma nella sezione versiliese continua a tenere banco la polemica sul film Miracle at St. Anna di Spike Lee, che da poco ha finito le riprese dell’episodio che riprodurrà il massacro consumatosi sulla piazza della Chiesa, dove morirono 138 persone. «Dalla sceneggiatura – dice Giovanni Cipollini, vicepresidente dell’Anpi – pare che il film proponga una tesi secondo cui causa della strage fu il fantomatico partigiano Papalla, che i tedeschi non trovarono e per questo scatenarono l’inferno. È vero o no che la sceneggiatura contiene questo episodio? Se cosi fosse il film trasmetterebbe un falso storico: attribuirebbe la responsabilità alla Resistenza».
[mario neri]
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta questo articolo