DISAGIO SOCIALE

Suicidi giovanili, per la Lombardia un triste primato

Il 18 dicembre 2000 Charly Colombo, un ragazzo milanese di sedici anni si toglie la vita. Un gesto drammatico dal quale è nata "L'amico Charly" un’associazione Onlus che ha come scopo l’assistenza agli adolescenti che hanno tentato il suicidio.
Un appoggio che, ovviamente non può prescindere da un supporto clinico qualificato che si è concretizzato in una collaborazione con l'ospedale Fatebenefratelli. Una partnership unica nel suo genere che ha compiuto in questi giorni un anno di vita di cui i risultati sono stati presentati lunedì in conferenza stampa.

I dati presentati dal primario di psichiatria Claudio Mencacci lasciano senza fiato: in Italia, nei ragazzi fra i 15 e 24 anni, il suicidio è la seconda di causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un dato che se osservato in una dimensione locale, diventa ancora più preoccupante. Nella sola Milano 1500 adolescenti hanno tentato di togliersi la vita. E nel resto della regione la situazione, se possibile, è ancora più nera, con zone come la Valtellina e la Val Brembana a fare la parte del leone in questa cupa classifica. Senza contare che si tratta di numeri che non rendono la dimensione del fenomeno. Il suicidio è infatti un evento difficilmente rilevabile dalle statistiche. Tantissimi sono i casi in cui passa sotto silenzio e altrettante volte il tentativo di togliersi la vita non viene riconosciuto come tale. Anche qui i numeri rendono l'idea. Solo un ragazzo su quattro entra in contatto con il medico. E spesso, in assenza di percorsi clinici adeguati, viene rispedito a casa. Una specie di condanna perché chi tenta di uccidersi spesso tende a ripetere il gesto.
Il servizio promosso dal Fatebenefratelli e da “L’amico Charly” cerca di offrire un’assistenza qualificata a questi ragazzi ma soprattutto mira a essere pioniere. Spiega il professor Charmet direttore del progetto: «Siamo partiti dal deserto, ma i risultati dopo un anno sono importanti. Abbiamo seguito 170 persone che avevano bisogno di aiuto. Non solo ragazzi ma anche le loro famiglie». Importante, dal punto di vista clinico, è il metodo utilizzato che prevede un’effettiva integrazione fra i vari livelli della filiera medica (pediatria, neuropsichiatria, psichiatria) che, come ricorda Luca Bernardo, primario del reparto di pediatria, «è attivo solo in Lombardia».

[luca aprea]

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