PROTESTE

Quote: premiati i “furbetti” del latticino

Li chiamano già “i furbetti del latte”. Sono gli allevatori che non rispettano le regole. Quelli che secondo molte associazioni di categoria - Confagricoltura, Cia, Unione Agricoltori - saranno graziati dal nuovo decreto del ministro Zaia. «Il provvedimento - afferma il presidente nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori, Giuseppe Politi - penalizza soprattutto i produttori che hanno rispettato le regole e che hanno compiuto sacrifici per effettuare onerosi investimenti. La nostra è una ferma e decisa mobilitazione». A fargli eco, Nicodemo Oliverio, capogruppo del Pd nella commissione Agricoltura della Camera: «Si accontenta solo chi nel passato ha guadagnato facendo una sorta di dumping fiscale".

I punti critici, sui quali non possiamo assolutamente mollare – spiega meglio Mario Lanzi, presidente della Cia Lombarda – sono tre. Chiediamo anzitutto un fondo di finanziamento di almeno 500mila euro per aiutare quelle aziende che hanno fatto grossi investimenti nell’acquisto di quote. Perché con l’aumento produttivo del 5% concesso da Bruxelles, il loro valore è crollato». Il surplus verrà infatti distribuito a chi ha prodotto senza avere acquistato “licenze”. «Non è giusto – sottolinea Lanzi – perché la ripartizione dovrebbe avvenire tra tutti i produttori partendo da quelli in regola». C'è poi la questione della rateizzazione delle multe. «Riteniamo necessario che venga rispettata la legge 119: vale a dire la rinuncia, da parte di chi aderisce, di tutti i contenziosi giudiziari pregressi». Ma il problema è anche di mercato. «Perché – chiarisce il presidente Cia – il latte fuori quota crea una turbativa di mercato. Incide negativamente sul prezzo, che è basso, mettendo ulteriormente in difficoltà chi ha contratto debiti per produrlo».

E, in effetti, la crisi del latte e dei prodotti lattiero-caseari si fa sentire anche in Italia. Con il prezzo che viaggia sui 30 centesimi al litro. Il problema è noto anche al Ministero che, proprio per questo motivo, ha scelto di regolarizzare le produzioni esistenti, evitando il rischio di nuovi sforamenti. E facendo in modo, contemporaneamente, di blindare l’accesso al settore da parte dei nuovi trattori che in passato non hanno potuto acquisire quote. Ciò anche in vista del 2015 quando il regime comunitario, introdotto nel 1984 con l'obiettivo di limitare l'offerta, verrà probabilmente dismesso. Ma per gli allevatori il 2015 è ancora lontano. E per il momento preferiscono guardare al presente. La guerra del latte - promettono - non si arresterà. Anzi, dai presidi allestiti “per sensibilizzare l’opinione pubblica”, si preparano nuove battaglie. Il prossimo appuntamento è per giovedì 26 davanti a Montecitorio. Poi, il due marzo, quando si inaugurerà l’iter parlamentare del decreto, i trattori muoveranno verso Arcore come già minacciato all’assemblea di Cremona. E se il decreto passerà in Parlamento? «Allora - rispondono decisi i rappresentanti dei produttori - ci muoveremo per vie legali».


[ivica graziani]

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