Un altro punto che incontra le perplessità dell’Ordine è quello che limita la prescrizione degli esami diagnostici. «Queste limitazioni - preconizza il dottor Roberto Anzalone, presidente dell’Ordine di Milano - saranno un ulteriore aggravio burocratico e si trasformeranno in una fonte di litigio con i pazienti che non capiranno perché un determinato esame non si può fare con il sistema sanitario nazionale». Saranno dispensate solo alcuni tipi di indagini diagnostiche o combinazioni delle stesse. La fruttosamina, ad esempio, sarà coperta solo in determinati casi: diabete durante la gravidanza, in presenza di patologie eritrocitarie, o di pazienti pediatrici. «Quello che chiediamo -spiega ancora il dottor Anzalone - è che non ci si muova solo secondo logiche di risparmio. Che il decreto venga modificato coinvolgendo anche gli Ordini professionali, disponibili a fare la propria parte».
Non è solo una questione di risparmio - aggiunge la dott.ssa Greco- perché gli interventi eseguiti presso ambulatori avranno un rimborso simile al costo attuale del day surgery. Il vero obiettivo del decreto è diminuire il tasso di ospedalizzazione e portarla sulla media europea. Un obiettivo in sé condivisibile – sottolinea - a patto di non farlo cadere dall’alto. «Non possiamo aspettare dei pamphlet che vengono presentati come condivisi mentre non lo sono affatto, e che non rispettano le linee guida previste». «In sostanza, – prosegue la Greco – desideriamo che lo standard di processo si mantenga alto: esami monitorati, sale operatorie con i crismi, ricambi d’aria, ad esempio, che riducono le possibilità di infezioni, presenza di anestesisti. E chiediamo regole condivise per la conservazione delle cartelle cliniche». Il prossimo passo, dopo un tavolo tecnico che ha riunito a Milano l’Ordine e tre delle maggiori comunità scientifiche (Acoi, Sicads e SiQuas) sarà a Roma quando si affronterà la questione in ambito nazionale.
[ivica graziani]
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