LIBRI

Odi et amo, mea Letizia

Il ciclone Sgarbi torna ad abbattersi su palazzo Marino. Come un bulldozer, carico dell’istrionesca ironia che da sempre lo distingue, il critico d’arte ha presentato alla stampa il suo ultimo libro Clausura a Milano e non solo. Un diario di bordo che racchiude due anni di lavoro trascorsi alla corte di “Suor Letizia” come assessore alla Cultura, passando per il punto di rottura della crisi con il primo cittadino milanese e il presente da sindaco di Salemi. Uno Sgarbi a tutto tondo che non risparmia niente e nessuno, che si è inoltrato nell’analisi delle fondamenta del suo operato a Milano, dopo che a luglio il Tar della Lombardia ha accettato il suo ricorso contro il licenziamento voluto dal sindaco Moratti. La sentenza del tribunale sarà emessa il prossimo 18 novembre, mentre il giorno seguente il libro dell’ex assessore, redatto insieme alla giornalista Marta Bravi, sarà nelle librerie.

«Non ho nulla contro la Moratti – ha affermato Vittorio Sgarbi – ad essere sincero mi è anche simpatica. Fin dall’inizio mi ha colpito la sua condivisione di principi sensati, ma è un sindaco impotente che non riesce a concretizzare le cose che pensa realmente». Alla base del divorzio del critico d’arte con l’amministrazione milanese ci sarebbe l’epopea degli eventi promossi dall’allora assessore alla Cultura legati alla sfera dell’omosessualità: «Andava tutto bene – continua Sgarbi – fino alla mostra Vade Retro e alle rassegne su Saudek e Witkin, artisti stimati, tranne che dalla Moratti e da Terzi». Polemiche personali a parte, Sgarbi non digerisce questa presunta avversione milanese al mondo omosessuale: «È evidente che la città di Milano ha un’omofobia così esplicita, tanto da far decadere un assessore – ha continuato Sgarbi –. Più che la Moratti, potrebbe essere la Binetti il sindaco di Milano».

L’incontenibile Sgarbi ne ha per tutti, dalla decisione di valorizzare i “lavori” dei writers sui muri di Milano, al parcheggio di Sant’Ambrogio, contro Citylife e il Teatro Lirico, la palazzina dell’Alfa al Portello e il futuro dell’Expo: «È emblematico che prima si sia deciso di rifiutare il manifesto di Oliviero Toscani contro l’anoressia per promuovere invece quello promozionale dell’Expo – dice Sgarbi –. Per capire l’idiozia comunicativa basta prendere in considerazione il titolo sgrammaticato Io Expo e tu?, per poi osservarne il cartello anonimo, pallido e “cachettico”. Questo è l’emblema del senso del brutto e del fatto che la Moratti faccia l’opposto di quel che pensa. Nella Moratti c’è un po’ di Sgarbi e un po’ di Albertini: purtroppo è sempre quest’ultimo a prevalere».

Dietro alle polemiche, l’ex assessore cela però una vena di nostalgia di Milano, sebbene l’avventura di Salemi stia dando i suoi frutti: «Se la Moratti se ne pente potrei anche pensare di ritornare a Milano – afferma il critico –; ho un rimpianto per questa città, un luogo che dona l’opportunità di realizzare tutto quello che si vuole a patto che ci siano delle proposte».

[francesco cremonesi]

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