«Chi conduce un telegiornale ha un approccio molto personale alla notizia, ognuno ha un proprio stile e modo di porsi – spiega Paolo Pardini, giornalista e conduttore del tg3 -. Ci possono essere colleghi più solari o più dark, ma sono caratteristiche naturali delle singole persone che ricalcano i singoli stili di vita. La gente mi ferma per strada e mi dice che rido sempre. Ma è naturale, io sono così nella vita di tutti i giorni e lo stesso atteggiamento lo trasmetto durante la conduzione. Personalmente non credo molto nel tg rassicurante, quello che conta è dire la verità, però è anche vero che nel notiziario bisogna sorridere perché al suo interno c’è la vita, fatta di buone e cattive notizie».
La diatriba sull’ottimismo nell’informazione potrebbe però portare giornalisti e operatori verso terreni insidiosi e qualche volta fuorvianti: «Ottimismo e pessimismo non devono avere nulla a che vedere con le notizie. Sono veri e propri concetti deformanti. – spiega l’ex presidente della Rai, l’onorevole Roberto Zaccaria – Questo problema non sarebbe nemmeno da porsi, perché al giornalista spetta il compito di comunicare notizie in modo chiaro e sintetico e semmai quello di commentarle in maniera autorevole. Dal mio punto di vista, ottimismo e pessimismo sono parole che non devono appartenere al vocabolario di un giornalista».
Tuttavia, soprattutto in ambito comunicativo, l’abito aiuta a fare il monaco. Oltre alla sfera puramente contenutistica della notizia, a completare il messaggio concorrono innumerevoli fattori che condizionano il significato di quanto viene veicolato. Come diceva lo psicologo Paul Watzlawick, anche nel silenzio c’è comunicazione: «È evidente che il tono fa la musica. – spiega Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo all’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano – Ovvero, sono innumerevoli i fattori fondamentali nella costruzione di una notizia. L’interno dello studio, l’abbigliamento e la mimica hanno un valore comparabile a quello concettuale. Spesso le analisi che vengono condotte sui telegiornali prediligono la quantità sulla qualità delle notizie, i contenuti sugli elementi significanti. Si sacrifica cioè il “come” per il “cosa” e questo è sbagliato. Tuttavia alle persone bisogna raccontare le cose come stanno, premesso che tale operazione prevede un’interpretazione della realtà da parte di un giornalista e in questo senso credo che parlare di pessimismo e ottimismo sia un procedimento artificiale. Sicuramente ci sono notizie che influiscono sulla vita delle persone, penso all’economia, ed è chiaro che i toni divengano grigi, ma allo stesso tempo è bastata l’elezione di un presidente americano che ha segnato un punto di rottura per riempire le persone di speranza».
[francesco cremonesi]
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