COMMERCIANTI IN CRISI

Saldi anticipati in tutta Italia

I tradizionali saldi post-Epifania, quest’anno sembrano essere già arrivati. La crisi economica è partita da Oltreoceano e ha investito anche l’economia italiana, già duramente provata a livello interno. I primi ad essere colpiti sono stati i lavoratori, i giovani precari, le famiglie. Più in generale, i consumatori e i risparmiatori a tutti i livelli. A lamentarsi della situazione ora si sono aggiunti i commercianti, che denunciano una grave crisi in diversi settori: abbigliamento, calzature, accessori. Gli esercenti hanno così deciso di anticipare gli sconti. I dati pubblicati dal Corriere della Sera parlano di un calo dei prezzi che va dal 20 al 40 per cento, anche se gli acquirenti non sembrano essere soddisfatti: se è vero che il trend vede ipermercati e negozi sempre piuttosto affollati, non si può negare che siano in molti i consumatori ad uscire con i sacchetti vuoti.

La legge però parla chiaro: fino ai primi di gennaio, i saldi sono fuorilegge: chi contravviene a questa regola, può essere multato da 500 a 3000 euro. Per sfuggire a questa spiacevole evenienza, gli esercenti hanno aggirato l’ostacolo, sostituendo la scritta “saldi” con il cartello “vendita promozionale”. Il Corriere afferma che quest’anticipo di sconti è voluto soprattutto dai negozi dei centri cittadini e delle grandi catene, mentre in periferia e in provincia si cerca di andare avanti mantenendo gli stessi prezzi. I settori più colpiti dalla crisi sono abbigliamento, calzature, accessori, oreficeria. Anche i marchi di alta moda non sono stati esclusi da questo andamento negativo, arrivando ad indebitarsi per pagare le collezioni della stagione successiva. Gli unici che sembrano resistere sono gli outlet: gli italiani sono ancora molto condizionati dalla “firma” e questi spacci aziendali offrono un rapporto offerta-prezzo equilibrato.

Andrea Di Stefano, direttore della rivista economica Valori sostiene che il fenomeno dei “saldi mascherati” sia «una delle minime strategie di reazione dei commercianti, anche se probabilmente non avrà effetti immediati». Le cause sono molteplici, perché questa crisi nasce in un momento storico complesso. «Manca la presenza di segnali chiari da parte del Governo sul tema dei tagli fiscali e sulla detassazione della tredicesima. Un altro elemento fortemente negativo per i piccoli e medi esercenti è il confronto, spesso schiacciante, con le grandi piattaforme commerciali, che rendono difficile una competizione equilibrata. Non bisogna poi dimenticare che le quote di affitto sono sempre più elevate».

L’ufficio studi della Confcommercio prevede che quest’anno le famiglie ridurranno la spesa dello 0,7%. Secondo Di Stefano, «la caduta del potere d’acquisto dei consumatori italiani ha anche una motivazione psicologica, che negli studi economici del passato era poco considerata. C’è una prospettiva sulla reale disponibilità di reddito, che fa diffondere un vortice negativo, in un clima di crescente pessimismo». Anche i dati pubblicati su La Repubblica confermano il ridimensionamento dei consumi nazionali e la crisi delle aziende, con un saldo negativo per le imprese. Per quanto riguarda alberghi e ristoranti, nel 2008 gli esercizi cancellati sono stati 4474. Confcommercio ha chiesto la correzione degli studi di settore, cioè l’operazione concordata tra associazioni di categoria e Governo per pagare le tasse in base a indici presuntivi di reddito. Una richiesta ragionevole perché deve tener conto dell’impatto della crisi sui ricavi delle imprese. Per arginare questo andamento negativo, Di Stefano ritiene che «si dovrebbero sviluppare iniziative pubbliche a sostegno delle attività commerciali, partendo dalle piccole realtà. Nei consumatori c’è un desiderio di collaborazione che necessita di una diffusione di conoscenza, iniziando dalle amministrazioni locali. I mercati comunali sono, ad esempio, una realtà del passato che dovrebbe essere adattata alla situazione attuale. Occorre inoltre una politica di regolamentazione dei costi calmierati e la promozione di iniziative come il farmers market, che prevede la collaborazione con gli agricoltori per progetti a basso impatto ambientale e le campagne di consumo sostenibile».


[vesna zujovic]

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