L’aviofobia, meglio conosciuta come la paura di volare in aereo, è un disturbo che accomuna più gente di quanto si possa sospettare. Non contano differenze di età, di cultura, di ceto sociale e di sesso. Sandro Bondi ha fatto outing, per così dire, dalle pagine del Corriere della Sera. Ma un altro uomo politico che aborriva gli aeroporti è Mino Martinazzoli, ultimo segretario della vecchia Democrazia Cristiana. Senza contare attrici, personaggi dello spettacolo, e altre categorie di famosi, che qualche volta è possibile incrociare sui voli quasi in preda a crisi isteriche (se vi capita di incontrare Margherita Buy ne avrete un umanissimo esempio).
Luca Evangelisti, responsabile del progetto Alitalia Voglia di volare e autore del libro Mai più paura di volare, ci spiega cosa vuol dire avere paura di salire su un aereo: «La paura di volare non si identifica in una paura specifica. È un’unica parola che nasconde dietro di sé mille sfaccettature». Le cause sono davvero diverse: c’è chi non riesce a mettersi nelle mani di un’altra persona e chi non sopporta di stare in un ambiente chiuso, sospeso nel nulla. «Questa paura può presentarsi anche improvvisamente in persone che fino a quel momento erano abituate a volare tranquillamente», spiega Ugo Girotto, ideatore del progetto Il piacere di volare. Non è vero che l’intensità della paura è in relazione con la durata del volo. «Anche qui – spiega Evangelisti – dipende dalla persona. Se il soggetto soffre di claustrofobia si sentirà più tranquillo nei viaggi brevi. Totalmente diversa è la situazione per coloro che temono il momento dell’atterraggio: in questi casi, infatti, quanto più il momento dell’atterraggio viene ritardato, tanto più la persona si sente meglio».
L’aviofobia produce dei veri e propri attacchi di panico, che si manifestano con sintomi precisi: tachicardia, respirazione difficile, sudorazione delle mani, giramento di testa, uniti a un senso di chiusura della gola e di paralisi alle gambe. Tutto questo dipende da un “errore” di valutazione del cervello, che individua una situazione di pericolo dove in realtà non c’è. Su questo punto sia Girotto che Evangelisti non hanno dubbi: «I sintomi si possono manifestare mesi prima del viaggio. Già nell’attimo in cui compra il biglietto, c’è chi inizia a pensare con angoscia al momento in cui dovrà affrontare il volo».
Per fronteggiare la paura di volare esistono diversi metodi, alcuni anche elaborati, ma il punto di partenza fondamentale è che il soggetto riconosca e accetti di avere questo problema. «Ammettere di avere paura – secondo Evangelisti – è il primo passo per poter sconfiggerla. Un buon accorgimento da seguire è riferire alle assistenti di volo il proprio problema. Il personale di bordo è preparato a fronteggiare queste situazioni e, una volta conosciuta la situazione, avrà sicuramente un occhio di riguardo ». Utili possono rivelarsi anche gli incontri con psicologi esperti, che seguiranno un percorso specifico a seconda della tipologia di paziente che hanno di fronte. «Proprio perché è una questione complessa, è necessario porre particolare attenzione al metodo utilizzato - sostiene Giarrotto – . In alcuni casi si possono ottenere risultati molto soddisfacenti anche con terapie di gruppo».
[daniela maggi]
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