AIDS E PREVENZIONE

Hiv, gli italiani abbassano la guardia

In vista della giornata mondiale contro l’Aids, in Lombardia, si dà inizio a uno studio pilota per far fronte alla lotta alla malattia. Le nuove cure hanno permesso, nel giro di pochi anni, di abbassare la mortalità per Hiv dal 100% al 6-7%. In pratica, oggi, in Italia, si muore più per una complicazione dell’influenza che per Aids. Ma la mancanza di mortalità per Hiv ha portato gli italiani ad abbassare la guardia: anche i sieropositivi sono in costante aumento. Secondo le stime dell’Unaids nel nostro paese ci sono 110-130mila pazienti Hiv positivi e, il prossimo anno, diventeranno 120-140mila. Di questi, 25mila risiedono in Lombardia. Il crescente numero di infetti pesa sulla spesa pubblica. Proprio per questo lo studio-pilota si prefigge, oltre che di migliorare la qualità delle cure, anche di ottimizzare le risorse per risparmiare sugli investimenti.

Con il federalismo fiscale c’è il rischio che alcune regioni non possano più permettersi di curare tutti quelli che ne fanno richiesta. Rosaria Lardino, presidente del Network persone sieropositive, ha denunciato che «alcune regioni hanno invitato i propri ospedali a posticipare l’ arruolamento di nuovi pazienti a fine anno per ragioni di budget; non sono arrivate, invece, segnalazioni dalla Lombardia ma me ne sono arrivate molte dalla Campania e dall’Emilia Romagna». Rosaria Lardino è preoccupata anche per le conseguenze della norma del pacchetto sicurezza presentato dal governo che, se verrà approvata, obbligherà i medici a segnalare gli immigrati clandestini che chiedono aiuto al sistema sanitario: «Se sarà così, gli ambulatori di pronto soccorso diventeranno quasi delle questure. Verrà meno il diritto alla salute per tutti. I clandestini eviteranno le strutture sanitarie e questo permetterà alla malattia di diffondersi ancora più rapidamente».

Lo studio pilota, supportato dalla regione Lombardia, è promosso dall’Ospedale Sacco e dal San Raffaele con il supporto scientifico del Cergas dell’Università Bocconi. Confrontando i dati misurabili, da raccogliere con l’aiuto di 9 centri di malattie infettive lombardi, sarà possibile ricostruire i percorsi di cura dei pazienti che hanno avuto una buona risposta e di quelli che non l’hanno avuta. Poi si dovrà creare una sorta di strumento di supporto, non vincolante, che aiuterà i medici di tutta Italia a curare i loro pazienti spendendo meno e ottenendo risultati migliori.

L’identikit del siero-positivo è cambiato: ha un’età che va dai 16 ai 50 anni, è omosessuale e spesso dipendente da droghe. Ultimamente stanno risalendo i casi di contagio anche per la presenza di immigrati provenienti dell’Europa dell’Est e dai paesi africani. Ma sono anche in aumento i casi di donne contagiate da rapporti eterosessuali: di solito ricevono il virus dal proprio partner, che è stato infettato durante rapporti occasionali. Per questo Carlo Lucchina, direttore generale dell’Assessorato alla sanità, invita tutti a farsi un esame di coscienza, la sera, prima di andare a letto.


[andrea torrente]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo