Parte dell’impero greco, romano, arabo. Già abitata in tempi antichissimi, tanto che il termine “libico” compare nelle iscrizioni del regno egiziano del 2700 ac. Bastano pochi elementi a dare un’idea delle ricchezze che fanno della Libia una mèta d’élite. Quello del turismo è solo uno dei settori industriali in forte espansione in un Paese che, indipendente dal 1951, sta attraversando un periodo di grande rinnovamento sul fronte delle relazioni commerciali internazionali. A illustrare «La Gran Giamahiria Araba Libica Popolare socialista come opportunità per le imprese italiane» sono i relatori del convegno organizzato dalla Camera di Commercio italo-libica insieme ad Assolombarda e con il contributo di Banca Ubae. Al di là dei numeri incoraggianti che registrano un costante aumento dello scambio commerciale tra Italia e Libia, la novità emersa con forza dal convegno riguarda le graduali ma ferme conquiste di un Paese che, pur caratterizzato da un sistema economico di tipo socialista in cui l’iniziativa privata è ridotta, sta muovendo importanti passi in avanti. Il forte processo di privatizzazione in atto coinvolge oltre cento imprese. Un Paese con un ruolo leader nel continente africano «che può diventare una straordinaria piattaforma di interscambio, caratterizzato da un clima di stabilità, politica e sicurezza pubblica che consentono di operare in un clima sereno, una realtà senza pari nel mondo», come l’ha definito Antonio De Capoa, presidente della Camera italo-libica. In questo processo di rinnovamento, l’Italia gioca un ruolo di primo piano anche grazie alle buone relazioni diplomatiche che legano i due Paesi, come ha confermato la partecipazione al convegno dell’ambasciatore libico H.E. Abdulhafed Gaddur. L’Italia è il primo partner commerciale per la Libia, dalla quale importa soprattutto oli greggi di petrolio, metalli, alimenti, bevande, tabacchi e cuoio. Esporta prodotti petroliferi raffinati, macchinari e mezzi di trasporto, carta gomma e minerali non energetici. Dal 2006 al 2007 le esportazioni hanno registrato un trend crescente del 13% (1,457 miliardi di euro) e le importazioni di energetici e prodotti raffinati sono aumentate del 7% con un valore di oltre 12,4 miliardi di euro. Gli stessi dati della Camera italo-libica parlano chiaro: in un anno il numero dei soci è decuplicato da 30 a 300. Qualche mese fa la Libia ha varato un piano per 100 miliardi di dollari rivolto agli investimenti esteri. Altri 150 miliardi di dollari saranno destinati alle infrastrutture. «Ma l’Italia non deve rischiare di perdere il treno rispetto ad altri Paesi – Corea, Filippine, Cina, Francia – presenti in Libia molto più massicciamente. A dare lustro al nostro Paese ci sono aziende dinamiche come Eni, Telecom e Iveco, ma possiamo fare molto di più», continua De Capoa. I nuovi settori di investimento in Libia sono molteplici e spaziano dalle costruzioni, ai trasporti, al vasto campo agroalimentare, dalle utilities e comunicazioni ai servizi pubblici, al trattamento delle acque alla realizzazione di nuove centrali elettriche, dall’ammodernamento tecnologico delle forze armate all’informatizzazione della pubblica amministrazione. Al processo di ammodernamento che sta rilanciando il Paese, si affianca un percorso di regolamentazione normativa delle attività economiche volto soprattutto a un maggior livello di certezza e protezione legale degli investimenti stranieri. I progressi – introduzione di parametri trasparenti per l’assegnazione delle gare internazionali, normative che disciplinano l’accesso delle banche straniere e l’uso diffuso della lettera di credito - sono all’ordine dell’ultimo anno. Fra le ultime novità, il decreto 182/2008 che regolamenta – definendo anche le modalità di svolgimento dei controlli di qualità - l’esportazione dei prodotti della pesca verso i Paesi dell’Unione europea. Il primo semestre del 2007 ha visto già concludersi l’assegnazione dei primi ed importanti contratti, come i lavori per il nuovo aeroporto di Tripoli a società francesi e brasiliane. Nel corso del convegno, il direttore generale del Libyan Export Promotion Center, Mohamed Ammar Elmahmoudi, ha rivolto un caloroso appello alle aziende italiane a investire in Libia con rinnovata fiducia.
[marzia de giuli]
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