AGRICOLTURA

A Battipaglia braccianti con le carte in regola

Le cinque del mattino: albeggia appena. Il signor Antonio e sua figlia Maria Pina prendono il caffè in piedi: hanno fretta di uscire. Ognuno va a prendere con la sua macchina gli operai: i quattro dipendenti uomini (due ucraini e due romeni) e le donne, una decina, tutte stagionali. Le signore di solito viaggiano a bordo dell’auto di Maria Pina. Le operaie hanno un’età compresa tra i 35 e i 50 anni; sono regolarmente iscritte all’elenco dei braccianti agricoli, vengono retribuite a giornata e percepiscono l’assegno di disoccupazione quando sono a riposo (lavorano in media 51 giorni all’anno).

Alle sei di mattina hanno voglia di cantare, ma alla fine della giornata, verso le tre e mezza del pomeriggio, si lasceranno andare sui sedili col solo desiderio di riposare. Una scena che si ripete ogni anno, verso la fine di aprile, quando inizia la raccolta delle ciliegie nei terreni dell’azienda di Antonio, a Battipaglia, in provincia di Salerno, a 50km da casa.
Se questo non è il mulino bianco, è di certo un’isola felice. In Campania i lavoratori del comparto agricolo sono 97.700 (dati Inps 2006), di cui ben 68.500 donne. Solo settemila hanno un contratto a tempo indeterminato. C’è poi l’esercito dei lavoratori in nero: secondo una stima di Confagricoltura Campania, sono quasi 200mila (il doppio quindi di quelli in regola), quasi tutti immigrati che guadagnano, se sono fortunati, 25 euro al giorno. «I nostri operai – puntualizza Maria Pina – hanno tutti un contratto regolare: ricevono la paga giornaliera di 35 euro; quelli specializzati arrivano anche a 50 euro». L’azienda di Antonio è a conduzione familiare: coltivano a frutteto tre ettari (che hanno in affitto) e acquistano i raccolti di altre aziende, che poi confezionano per la vendita. Gli operai (uomini e donne, italiani e stranieri) faticano fianco a fianco con il proprietario che abita in campagna con sua moglie e i quattro figli.
«La base delle attività è casa nostra – dice Antonio –: nel cortile confezioniamo la frutta e spesso gli operai restano a mangiare insieme a noi». Antonio non sembra stanco, eppure la sua giornata è iniziata alle tre e mezza del mattino, quando è andato al mercato all’ingrosso a vendere la frutta. I suoi orari non sono fissi, ma si adeguano al corso delle stagioni, così come quelli degli operai: ogni frutto richiede tempi diversi per la raccolta, e il calendario di un’azienda agricola non conosce vacanze. «Dalla metà di gennaio – spiega Maria Pina –, mio padre si dedica al frutteto: insieme agli operai sradica gli alberi secchi e li sostituisce con i nuovi arbusti ». Il resto segue a ruota nei mesi successivi.
Le donne si occupano di volta in volta della raccolta oppure del confezionamento della frutta. Maria Pina conosce le fatiche dei braccianti e non si stupisce di fronte alla stanchezza e alle difficoltà delle sue lavoranti. Anzi. Al ritorno dalla campagna devono sbrigare le faccende domestiche – spiega – . Non so come facciano a ricominciare da capo e dove trovino la forza di gestire casa, marito e figli».



[giovanni luca montanino]

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