L’attentato al diplomatico americano John Granville, assassinato lo scorso primo gennaio a Khartoum, è stato rivendicato dal gruppo terrorista “I partigiani del monoteismo in Sudan” su alcuni siti fondamentalisti islamici. Il funzionario è stato ucciso insieme al suo autista sudanese Abdelrahman Abbas Rahama, colpevole, come si legge nel comunicato degli attentatori, di aver «venduto se stesso gratis alla misera vita terrena». Il messaggio dei presunti autori del delitto si conclude con un’invocazione: «Preghiamo Allah di accettare questa azione, che è stata eseguita puramente per soddisfare il Signore». Il Dipartimento di Stato Usa ha inviato degli agenti dell’Fbi a Khartoum a compiere indagini sull’omicidio del diplomatico statunitense; l’inchiesta è condotta in collaborazione con il governo sudanese.
Granville, che lavorava all’Agenzia per lo sviluppo internazionale, è stato ucciso a colpi di pistola mentre, a bordo di una macchina dell’ambasciata americana, tornava a casa dopo una festa di fine anno. L’agguato è stato organizzato subito dopo l’inizio della missione di peacekeeping condotta da una forza congiunta dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Testimonianze anonime di funzionari sudanesi avevano collegato l'omicidio a un litigio nato intorno a un tavolo da gioco con altri diplomatici e operatori di organizzazioni internazionali in seguito a una grossa vincita della vittima. Secondo fonti locali citate dall'agenzia Misna, alcune auto di ambasciata avrebbero seguito la vettura di Granville quando questi si è allontanato dalla festa. Un’eventuale pista politica era stata in precedenza esclusa dal governo sudanese e, prima che l’attentato fosse rivendicato, il ministro degli Esteri aveva scartato anche l’ipotesi terrorista. In Sudan si stanno diffondendo sentimenti antioccidentali e antiamericani a causa delle critiche rivolte dall’Occidente al governo di Khartoum, ma finora gli attacchi agli stranieri sono stati rari.
[giovanni luca montanino]
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