Generazione scenario debutta a Milano
Da studi scenici di venti minuti a spettacoli compiuti. La Generazione scenario, ossia i vincitori del più importante premio teatrale riservato ai nuovi copioni, debutteranno per la prima volta a Milano. Un’opportunità significativa per il capoluogo lombardo, visto che il Premio scenario nei suoi vent’anni di vita ha sempre rivestito un ruolo di primo piano nella ricognizione sistematica della nuova creatività italiana e nella valorizzazione di nuovi linguaggi scenici.
A conferirgli tale ruolo è stata soprattutto la sua particolare impostazione; le diverse fasi si rivolgono infatti a progetti e non a lavori finiti, nell’intenzione di coglierne i possibili sviluppi e anche scommettere sugli elementi di rischio, ostinazione, coraggio. Una decisione che in vent’anni ha contribuito a far emergere artisti che sono diventati o si stanno rivelando tra i più interessanti della scena italiana contemporanea come Emma Dante, vincitrice del premio nel 2001 con la compagnia Sud costa occidentale di Palermo. Sabato 19 e domenica 20 gennaio, nella Sala poeti e nella Sala grande del Teatro dell’arte, il pubblico e gli addetti ai lavori avranno l’opportunità di assistere alle prime rappresentazioni del progetto premiato e dei due segnalati dell’undicesima edizione. Un esordio che costituisce il momento finale di un percorso durato due anni. Dei 300 progetti ammessi 52 sono stati presentati alle due tappe di selezione di Milano e dell’Aquila e poi solo 12 sono arrivati alla finale dello scorso luglio, ospitata dal Santarcangelo International festival of arts. A conquistare la vittoria è stata Babilonia teatri (Verona) con il suo Made in Italy, uno spettacolo scritto e interpretato da Valeria Raimondi ed Enrico Castellano, che affronta in modo caustico e dissacrante le contraddizioni del nostro tempo. Non racconta una storia, ma scatta una fotografia del Nord-Est italiano. Lo ritrae come una fabbrica di pregiudizi e di luoghi comuni, come un produttore di modelli famigliari ispirati al presepe, ma pervasi da idoli mediatici e intolleranza. «Un lavoro – ha dichiarato la giuria – dove si infrangono con sagacia e leggerezza tabù e divieti, per rilanciare anche il teatro oltre gli schemi e i conformismi». In scena anche due progetti che hanno meritato una segnalazione. La timidezza delle ossa di Pathosformel (Venezia), gioca molto con l’immaginazione dello spettatore: un telo bianco divide completamente la scena teatrale e sigilla la visione. Piano piano frammenti di corpo appaiono e si mostrano componendosi e scomponendosi con leggerezza. Desideranzadi Teatrialchemici (Palermo), racconta invece un dramma famigliare ambientato in un Sud che trasuda di contraddizioni. Un progetto che ha colpito i giurati per la sua «forza poetica e l’energia implacabile». Unico neo è il mancato compimento di Ilir. Gli albanesi si occupano dei pomodori, terzo progetto che aveva meritato la segnalazione speciale. La scelta di Milano per questa manifestazione mira, con il patrocinio e il contributo dell’assessorato alla Cultura del comune, ad offrire le condizioni migliori per la vita futura degli spettacoli che da qui iniziano il loro viaggio teatrale.
[cecilia lulli]
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