L’avvento del primo Presidente di colore della sua Storia e l’abolizione totale della pena di morte. Fantascienza? No, un’ipotesi concreta di prossima realtà. Le iniezioni letali, utilizzate nella maggior parte degli Stati Usa per giustiziare i condannati a morte, sono approdate lunedì sette gennaio alla Corte Suprema degli Stati Uniti: entro la pausa estiva si pronuncerà sulla legalità della tecnica. Certo, pensare che la pena capitale possa essere del tutto debellata dagli Stati Uniti forse è troppo, ma credere in un avanzamento deciso della moratoria recentemente ratificata dall’Onu no. Quest’ultimo atto certifica l’avvento di sostanziali cambiamenti. Più che dall’opinione pubblica, il cui sostegno alla pena capitale resta alto (secondo l'ultimo sondaggio della Gallup, il 69% degli americani resta a favore delle esecuzioni), la speranza arriva dalle istituzioni. La Corte Suprema si è decisa infatti, peraltro secondo una riflessione cha parte non da ieri, a combattere la pena di morte in virtù dell’ottavo emendamento, nel quale la Costituzione americana espressamente proibisce qualsiasi trattamento disumano dei condannati. Tale trattamento è in vigore in 37 Stati, tranne il Nebraska nel quale resiste la sedia elettrica. Da settembre però in questi Stati vige un regime di moratoria di fatto delle esecuzioni. Negli altri 14 Stati invece la pena capitale è assente. Ultimo ad entrare in questo novero è stato il New Jersey, che abolendo la pena nel dicembre scorso è stato il primo Stato a cancellarla dopo l’istituzione da parte della Corte Suprema nel 1976. L’iniezione letale, un cocktail di tre prodotti, ha sostituito la sedia elettrica in quanto tecnica “più umana”, essendo più rapida ed indolore. Almeno in teoria. In realtà per molti non sarebbe affatto così e le iniezioni sarebbero molto dolorose, specie se gestite da personale poco esperto. Dando uno sguardo ai numeri ci si accorge che la pena di morte è sempre più una faccenda texana. Per la prima volta nella storia delle esecuzioni, lo Stato nel sud nel 2007 ha totalizzato da solo ben oltre la metà dei morti per mano della legge, 26 su un totale di 42. Le cifre stanno calando, contemporaneamente i ripensamenti stanno crescendo. La speranza è che l’ultimo passo sarà quello fondamentale. Passare dalla polemica sulle tecniche alla discussione concreta sull’abolizione definitiva.
[paolo rosato]
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta questo articolo