L’ha penalizzato la sua napoletanità, soprattutto per quanto riguarda il lessico. Viviani usa alcuni termini dialettali che neppure gli stessi napoletani capiscono più. Per parecchio tempo, dopo la sua morte, gli eredi hanno proibito di attualizzare i testi, che rischiavano di essere dimenticati».
Quella che va in scena al teatro San Babila, per la regia di Salvatore Ceruti, è la prima autentica “italianizzazione” di questa commedia, che fa sorridere amaramente lo spettatore. Carnevale non è infatti il periodo di feste in maschera, ma un avido usuraio che, in punto di morte, si trova circondato da uno stuolo di parenti a caccia del suo ingente patrimonio. «Il nome del protagonista non è stato attribuito casualmente – sottolinea l’attrice Dalia Frediani –. Durante la settimana di Carnevale tutti noi tendiamo a sfogarci, pensando di liberarci dei nostri peccati e di vivere una sorta di purificazione. I personaggi di Viviani, gli abitanti dei vicoli di Napoli, fanno lo stesso: usano il vecchio Carnevale come capro espiatorio. Quando hanno a che fare con lui paradossalmente si sentono meglio perché, disprezzandolo, possono considerarsi superiori». In realtà l’usuraio, interpretato da Tommaso Bianco, non è l’unico mostro della situazione: il cinismo imperante non risparmia nessuno e i personaggi minori, completamente asserviti al dio Denaro, non sono certo migliori del protagonista. «Il mio ruolo è quello di rappresentare la Napoli avara verso i suoi figli, in cui tutti i poveri del mondo possono identificarsi – spiega Bianco –. I disgraziati che si devono arrangiare per sopravvivere sono una categoria universale, anche se credo che la recitazione istintiva di noi napoletani ne interpreti i problemi in modo particolarmente efficace». La regia di Ceruti ha reso il testo più comprensibile, ma senza nulla togliere ai colori caratteristici di Napoli, alla musica, alla gestualità e all’atmosfera partenopee. «La nostra città è da sempre il centro della cultura europea e la situazione attuale è semplicemente indecorosa – chiosa Rispo –. Napoli ha tutto: paesaggi favolosi, storia, gente magnifica. Ma non riesce a gestire queste enormi ricchezze. E i napoletani si disperano. Oggi come ai tempi di Viviani».
[lucia landoni]
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