AGRICOLTURA

Confagricoltura, meno burocrazia per eliminare la precarietà

Snellire la burocrazia per favorire la regolarizzazione dei lavoratori del settore agricolo. È uno dei benefici che, secondo Confagricoltura, la legge 55 approvata il 24 dicembre in Parlamento potrà apportare all’occupazione nell’agricoltura. Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, spiega che la legge, di attuazione del protocollo del 23 luglio 2007 siglato tra ministero del Lavoro e parti sociali, è uno dei primi interventi di modernizzazione per raggiungere semplificazione, efficienza, sostenibilità e trasparenza.

L’apparato burocratico che investe l’agricoltura, rileva uno studio dell’organizzazione, coinvolge circa un migliaio di istituzioni: 50 istituzioni a livello centrale, 300 regionali (con una media di 15 enti e istituti per regione), 356 comunità montane, e poi Asl e province. Gli adempimenti per la gestione dei rapporti di lavoro sono oggi 15 per i dipendenti italiani e più di 20 per gli stranieri, che costano all’impresa 100 giornate lavorative l’anno, ricorda Vecchioni. «Questo - conclude il presidente - finisce per colpire in termini di competitività chi sceglie la legalità per i lavoratori stagionali».
Un correttivo, insomma, alla precarietà indotta dalla stagionalità delle colture e dalla richiesta di braccianti solo in determinati periodi dell’anno, per questo difficilmente assunti con contratti regolari. La legge regola inoltre il regime dei contributi per il fondo di cassa integrazione per i lavoratori del settore, e riduce fino al 20% i contributi Inail perché, come hanno testimoniato le parti sociali, gli infortuni nel settore agricolo sono a livelli bassissimi. L’organizzazione degli imprenditori agricoli prevede la realizzazione di un efficiente regime di cassa integrazione per i lavoratori, attualmente previsto solo per i contratti a tempo indeterminato e utilizzata per lo più nel settore florovivaistico.
Il protocollo firmato a luglio 2007 era stato richiesto proprio dalle imprese agricole per introdurre maggiori garanzie di sicurezza sul lavoro, stabilizzarlo e garantire un processo formativo ai lavoratori, in un’ottica che vede nel welfare uno strumento e non un freno per lo sviluppo.


[ornella sinigaglia]

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