Concluso il rodaggio nelle piazze della Lombardia profonda (sold out a Legnano, Cassano Magnago e Varese), i Legnanesi sbarcano durante il periodo delle feste a Milano: portano in scena Regna la rogna, rivisitazione aggiornata del testo originale di Felice Musazzi, che nel lontano 1949 fondò la compagnia. Puntuali almeno tanto quanto il panettone, dal 29 dicembre saranno ospiti dello Smeraldo, «che così ribadisce la sua natura di teatro popolare», come sottolinea il direttore artistico Gianmario Longoni. Uno che nel teatro dialettale e nel recupero delle tradizioni ci crede fortemente. Al di là di strumentalizzazioni e censure. Quando qualcuno afferma che gli spettacoli dei Legnanesi sono di marca leghista, loro negano categoricamente e si offendono un po’. Un’ospitata a “Miss Padania” non è sufficiente per tacciare di “celodurismo” il teatro dialettale. Tanto più che Antonio Provasio e la sua compagnia si sono esibiti anche alla festa dell’Unità di Cremona, davanti a più di 3500 persone.
Tutti travolti dalle vicende dei Colombo, una «famiglia proletaria», come l’ha ironicamente definita lo stesso Antonio Provasio, su cui è imperniato anche questo Regna la rogna. La Teresa, la Mabilia e il Giovanni, maschere legate alla tradizione, alla Milano dei cortili, dei palazzi a ringhiera: «Per certi versi il nostro è un teatro di resistenza», afferma Enrico Dalceri, che con una parrucca bionda e le ciglia finte si trasforma nella Mabilia. È grazie a questo personaggio, parodia della divina Wanda Osiris, che i Legnanesi riescono ad inserire nei loro spettacoli numeri da rivista classica, con tanto di corpo di ballo.
Risate grasse, travestimenti, lustrini e pailettes: il pubblico sembra apprezzare questa miscela nazionalpopolare in salsa lombarda. Anche quando finisce sugli schermi delle tv private regionali. A quando la sfida con il grande pubblico? «Siamo stati contattatati da Giancarlo Bozzo, uno degli autori di Zelig – rivela Provasio –. Abbiamo rifiutato, seppure ingolositi. La nostra casa resta il teatro».
[fabio bordighi]
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