SALUTE

Ictus, in dieci anni diminuiti i decessi del 10%

Ogni quattro minuti in Italia una persona viene colpita da ictus. Una malattia che, nel nostro paese, è ancora la terza causa di morte dopo le sindromi cardiovascolari e le neoplasie. L’attacco inoltre porta con sé altissimi costi sociali: sul totale dei malati, infatti, circa un terzo muore entro il primo anno, mentre un altro terzo resta invalido permanente con gravi conseguenze sulla sanità pubblica.

Ma negli ultimi anni si stanno compiendo grandi passi avanti, soprattutto in materia di prevenzione. È stato calcolato che ben l’80% dei casi potrebbero essere evitati con l’applicazione di efficaci misure preventive. In questo contesto si inserisce il lavoro di Spread (Stroke prevention and educational awareness diffusion) l’associazione che da dieci anni lavora per un unico obiettivo: creare un documento di raccomandazioni di buona pratica clinica sull’ictus cerebrale, condiviso da tutta la comunità clinico-scientifica. Oggi il volume prodotto da Spread e dal titolo Linee guida italiane per la prevenzione, la dignosi e il trattamento dell’ictus cerebrale è giunto alla quinta edizione. Un lavoro che, a dieci anni di distanza, rimane ancora l’unico esempio di linee guida condivise a livello clinico e scientifico e adottate da molti enti istituzionali tra i quali il ministero della Salute. Il progetto ha già ottenuto ottimi risultati: in dieci anni i decessi sono calati del 10%, mentre sono aumentati i pazienti che superano l’attacco con una minore disabilità residua. «Rimane però ancora molto da fare soprattutto sul fronte della prevenzione – afferma il Gianfranco Gensini, preside della facoltà di medicina e chirurgia e coordinatore generale di Spread –. In particolare, è necessario potenziare le stroke unit, strutture dedicate a questa patologia, ancora insufficienti in questo Paese».

[matteo mombelli]

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