L’ecopass del Comune di Milano sta per arrivare. E non è il solo. Sarà accompagnato dal suo fratello minore l’Ecopass immissioni, un vademecum creato dall’associazione Verdi, ambiente e società (Vas). Un insieme di consigli utili alle aziende del settore terziario per ridurre le emissioni inquinanti. I poli terziari e i palazzi degli uffici possono rivelarsi infatti fonte di grande inquinamento. L’ecopass si propone di essere un primo passo verso un ripensamento generale degli stili di vita e dei comportamenti. Le indicazioni più importanti riguardano le onde elettromagnetiche, le relazioni con i partner commerciali, il riciclaggio dei rifiuti, il risparmio energetico, gli investimenti sul fotovoltaico e la mobilità. «Ci aspettiamo l’adesione di circa 300 aziende – dichiara il senatore Guido Pollice, presidente di Vas –. I primi progetti dovrebbero partire entro due o tre mesi». Gli investimenti in tecnologie più efficienti ed ecologie servono anche a migliorare la vita dei lavoratori. Gli ambienti di lavoro possono essere resi molto meno rumorosi con dei pannelli fono assorbenti o semplicemente eliminando gli open space, rendendo meno stressati i dipendenti. L’inquinamento elettromagnetico è causato spesso da apparecchiature non necessarie al lavoro. Un semplice cavo messo nel posto sbagliato può far schizzare le radiazioni ben oltre i limiti di legge. Si è parlato però anche di inquinamento e particolato atmosferico. Il fattore più importante in questo campo è il trasporto privato, responsabile del 50% delle emissioni di Pm10: il divario di emissioni tra auto vecchie e nuove è considerevole. La situazione della Lombardia è aggravata dall’orografia: «Su tutta la Pianura padana – spiega Ezio Balzacchini dell’università Milano Bicocca – c’è una specie di “coperta” che schiaccia tutti i gas a terra. D’estate il caldo la fa scomparire e le particelle si disperdono». Una sfortuna che deve diventare un’opportunità di sviluppo secondo Balzacchini. «Troviamo il metodo di ridurre le emissioni e facciamolo diventare un’occasione di export».
[francesco perugini]
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