PROTESTA TV

Hollywood paralizzata: e l’Italia resta a guardare

Gli sceneggiatori gettano via la penna e piegano le braccia: l’America è in ginocchio. Basta poco agli autori televisivi per ricattare la più grande potenza mondiale: dateci i diritti su download e nuovi supporti informatici, oppure niente serial e talk show. La protesta potrebbe spandersi a macchia d’olio fino a paralizzare l’industria del cinema. E intanto l’Italia resta a guardare.

Gli autori e sceneggiatori del “bel Paese” sono allibiti di fronte allo sciopero dei colleghi d’oltreoceano: «In America si rivendicano diritti che noi neanche ci sogniamo», dice Barbara Petronio della Sact, l’associazione degli scrittori di cinema e televisione italiani. «Dallo scorso settembre la Sact, confederandosi con l’Anart (Associazione nazionale autori radiotelevisivi e teatrali), è diventata un sindacato. Il suo primo impegno è invitare produttori e network (Rai e Mediaset) al tavolo di concertazione per stipulare un contratto collettivo nazionale. Al momento, gli autori italiani non godono del minimo sindacale e il loro compenso viene stabilito di volta in volta sulla base di norme dettate dal mercato: è chiaro che, in un tale contesto, i produttori sceglieranno sempre di risparmiare sul prezzo degli sceneggiatori, intaccandone la professionalità». Mentre, dunque, l’americana Wga chiede di consolidare ulteriormente il suo potere attraverso nuove royalty, in Italia il sindacato muove i primi passi sforzandosi di risolvere questioni tecniche basilari: «Per esempio, l’assegnazione dei diritti d’autore su una sceneggiatura. La nuova figura dell’editor, che si occupa di controllo della scrittura, dovrebbe impartire agli sceneggiatori solo le direttive generali, ma spesso arriva a dettare i testi rendendone più difficile l’attribuzione di paternità. Tutto questo spiega l’appiattimento della scrittura e la mancanza di qualità della fiction italiana. Per non parlare delle riscritture - continua Barbara Petronio - indispensabili per l'adattamento di ogni sceneggiatura: mentre in America vengono concordate e retribuite a priori, dalle nostre parti sono richieste al momento e non ricompensate». Francesco Balletta e Luca Manzi, due giovani sceneggiatori nostrani, non sono ancora iscritti alla Sact: «Qui in Italia un’eventuale protesta della categoria non sarebbe totalizzante come negli Stati Uniti», concordano entrambi. «Mentre in America la Wga è l’unico interlocutore possibile perché i produttori non assumono autori che non siano iscritti – continua Luca Manzi - , in Italia gli sceneggiatori non sono compatti. Al momento la Siae ci assicura solo il guadagno sulle repliche: condivido, dunque, l’intento della Sact di battersi per un contratto collettivo nazionale che ci garantisca il minimo sindacale e i sussidi di disoccupazione».

[giovanni luca montanino]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo