MUSICA E LIBRI

“La musica sveglia il tempo” e insegna all’umanità

«Mi sono sempre chiesto come si può pensare attraverso il suono. Questo fenomeno puramente che riesce a raggiungere dimensioni umane, emozionali e forse anche metafisiche. Il mio libro parte da questo principio», così Daniel Barenboim ha presentato il suo libro La musica sveglia il tempo, in uscita a breve, edizione Feltrinelli, in cui espone il proprio pensiero sull’arte dei suoni. «Che cos’è questo libro? Più facile dire che cosa non è. Non è un libro per i musicisti, perché non parla di tecnica. Ma neanche per i non-musicisti, perché richiede alcune conoscenze di base. È un libro per nessuno. E per tutti. La musica, nel suo messaggio universale, deve essere insegnata e a sua volta può insegnare molto all’umanità», ha spiegato l’artista.

Si tratta di un libro filosofico e pedagogico, che deriva dall’amore del direttore argentino-israeliano per la filosofia – Spinoza e Platone – e per la musica – Wagner e Bach sopra tutti –, un amore coltivato fin dall’infanzia, grazie al padre filosofo e pianista, « con una fila di persone alla porta di casa che venivano a prendere lezioni di piano».
Scontate e insistenti le domande dei giornalisti sulla questione palestinese, considerato il grande impegno profuso finora da Barenboim a riguardo: ha infatti fondato una scuola di musica a Ramallah e dato vita, insieme a Edward Said alla West-Eastern Divan Orchestra, costituita da giovani musicisti israeliani e arabi. «L’incontro di Annapolis è una caricatura. Tutti lo sanno. È come suonare un pezzo senza avere idea del contenuto. È un dialogo tra sordi al quale mancano due spiriti forti come Arafat e Sharon».
Invece, per quanto riguarda lo sciopero, Barenboim ha commentato laconicamente di essere soltanto «un artista ospite appena arrivato, che non può mettersi in mezzo tra istituzioni e sindacati. Lo sciopero quando inizia è sempre una sconfitta per due, quando finisce è una vittoria». Ha poi concluso scherzosamente, riferendosi anche a se stesso: «Ogni musicista nel mondo non è pagato abbastanza!».


[luca salvi]

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