MAFIA

Cosa Nostra dopo la cattura di Lo Piccolo

La sfilata di auto che arrivano a sirene spiegate, di pettorine blu scuro, quelle che i poliziotti in borghese indossano prima di entrare in azione, quegli uomini col passamontagna che si affacciano da una finestra e salutano la folla sottostante, sono immagini già viste. Immagini che non stancano, anzi. La mente torna al gennaio ’93, quando il raggruppamento Crimor del Ros catturò Toto Riina, o al maggio ’96, quando finì la latitanza di Giovanni Brusca.

Piangono i poliziotti che hanno costruito questa operazione in due mesi di appostamenti, piange il pm della Dda di Palermo Nico Gozzo. Piange la mafia, per ragioni opposte. E questo è un fatto meno scontato di quanto si possa pensare. Nel blitz di Carini, non sono stati arrestati quattro mafiosi di grosso calibro, è stato arrestato il nuovo boss di Palermo con i suoi più stretti luogotenenti, quello che aveva preso in mano le redini di Cosa Nostra dopo l’arresto di Provenzano. E la questione assume un altro significato. Viene eliminata, così, quella che Piero Grasso chiama “la commissione”, l’organo di vertice e di composizione delle diverse istanze che avrebbe dovuto guidare “l’onorata società” nel suo processo di rinascita, composta da Nino Rotolo, Antonino Cinà (ambedue in carcere da un anno e mezzo) e dallo stesso Salvatore Lo Piccolo. Pur capace di reagire a diversi altri colpi pesanti, come gli arresti di Brusca, Riina e Provenzano, questa volta il vuoto che si è creato è reale.

La mafia è stata decapitata, nel senso che, attualmente, sembra non possedere più una testa, un vertice. L’astro nascente già latitante, Matteo Messina Denaro, è un boss del trapanese ed è difficile, se non impossibile, immaginare il commissariamento dell’area palermitana, di cruciale rilevanza nell’economia di Cosa Nostra, da parte di famiglie di fuori. Gli stessi inquirenti non sanno cosa aspettarsi. All’orizzonte si profila il ritorno degli “scappati”, i vari Inzerillo, Spatola, Gambino e Di Maggio, sfuggiti alla mattanza ordinata da Riina e dai suoi corleonesi, e lasciati vivi purché non tornassero mai più in Sicilia dagli Stati Uniti. Ora i “sopravvissuti” vogliono tornare, hanno capitali ed energie. Lo Piccolo aveva una sua visione e un carisma da mettere sul piatto. Come reagiranno i capi di ciò che resta dei vecchi mandamenti? Si uniranno o si divideranno? Ci sarà una riorganizzazione silenziosa o inizierà un interregno dominato dal canto della lupara?

[alberto tundo]

1 commento:

  1. Cercare le connivenze mafia-politica è fondamentale per risolvere definitivamente il problema Mafia. Certo che con provvedimenti quale l'indulto (Art. 416 ter) non si fanno certo passi in questa direzione...

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