INTERVISTA

Chi sono i romeni che lavorano e che vogliono l'integrazione

Giusto o sbagliato, piaccia o no, i tragici avvenimenti di Tor di Quinto hanno suscitato nel nostro Paese un’ondata di rabbia e diffidenza nei confronti dei romeni. Ma se è vero che tanti italiani si sono lasciati andare a dichiarazioni e ad atteggiamenti razzisti, tanti altri continuano a operare attivamente per l’integrazione degli immigrati di qualsiasi nazionalità. È il caso di Anna Castiglioni, una mediatrice culturale che da anni lavora come volontaria, in collaborazione con la Caritas, presso la “Cooperativa Orizzonte” di Olgiate Olona (VA), dove aiuta concretamente e cerca di trovare un posto di lavoro a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente dalla nazionalità.

Dopo quanto è accaduto a Roma, avete ricevuto lamentele da parte di chi si è rivolto a voi per assumere lavoratori romeni?
«Indicativamente possiamo dire che, su più di tremila iscritti alle nostre liste, i romeni sono circa una cinquantina. Non ci sono mai arrivate rimostranze su nessuno di loro: i nostri romeni sono tutti bravissimi. Anche perché i balordi si arrangiano da soli, non hanno certo bisogno di rivolgersi alla Caritas o a “Orizzonte”. Noi abbiamo a che fare più che altro con donne e bambini, ci sono pochi uomini che ci chiedono aiuto».
Secondo lei, è giusto distinguere tra romeni e rom?
«I rom sono rom. Punto. Non romeni. Hanno discendenze diverse e sono divisi da questioni ataviche. Questo non significa che i rom in quanto tali siano criminali. Tra i rom di cui mi occupo personalmente c’è solo una signora di nazionalità romena, che fa la colf a Milano ed è perfettamente integrata, e conosco molti rom italiani confondibili con gli italiani, che hanno un domicilio stabile e un’occupazione consolidata. Credo che la questione dei rom venga affrontata dal governo e dai singoli sindaci in maniera semplicemente vergognosa: mi riferisco ai casi di sgomberi dei campi effettuati in una sola notte tanto per sentirsi a posto con la coscienza, lasciando all’addiaccio per ore intere donne, anziani e soprattutto bambini. Io ritengo che i bambini siano bambini e basta, non rom, romeni o italiani. Ovviamente chi delinque va punito, ma a prescindere dall’etnia».
Quindi non è vero che i rom sono impossibili da integrare?
«Sono molto difficili da integrare. Basti pensare che non ci è riuscito neppure Ceausescu, che era un dittatore. I rom hanno un modus vivendi particolare, sono divisi in caste, hanno un approccio tutto loro alla sfera della sessualità e così via. Per quanto riguarda le usanze, i romeni sono indubbiamente molto più vicini a noi».
In base alla sua esperienza, può dire che i romeni abbiano un reale desiderio di inserirsi nella società italiana?
«Certamente sì. Sono degli stakanovisti, capaci di lavorare anche 15 ore di seguito. Hanno la stessa energia che caratterizzava i nostri nonni, unita ad una grande forza di volontà. “Orizzonte” organizza dei corsi di italiano che sono sempre molto frequentati. Risulta evidente il loro desiderio di imparare e di essere bravi cittadini. A questo proposito, vorrei sottolineare una cosa per lo più trascurata dai media: l’uomo che ha ucciso la signora Reggiani è un rom romeno e questo è un fatto, ma anche la donna che l’ha denunciato e ne ha permesso la cattura è una rom romena. Quella donna ha dimostrato un profondo senso civico e mi pare che non le sia stata data la giusta rilevanza, confinando il suo ruolo a poche righe di giornale. In qualsiasi popolo si trovano buoni e cattivi. Perché dei romeni dobbiamo ostinarci a vedere solo le ombre?».

[lucia landoni]

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