MOSTRA

Come ti metto Audrey Hepburn sui manifesti

Chi non conosce Audrey Kathleen Ruston, nata a Bruxelles, ma di nazionalità inglese? O meglio, chi non ha mai visto un film interpretato dalla diva più elegante che Hollywood abbia mai conosciuto, vale a dire Audrey Hepburn (nota appunto col cognome della nonna materna)? Cresciuta in Olanda sotto il regime nazista, durante la seconda guerra mondiale studiò danza per poi approdare al teatro e infine al cinema americano, in cui interpretò ruoli indimenticabili soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta.

Dalla principessa Anna in Vacanze romane (1953) (Oscar come migliore attrice), a Holly Golightly in Colazione da Tiffany (1961) a Sabrina nell’eponimo film (1954). Ora una mostra alla Galleria degli Artisti di Milano – inaugurazione il 28 aprile – intitolata Audrey Hepburn in manifesto, metterà a disposizione di fan e curiosi le locandine italiane originali dei suoi film.
Sono tratti dalla collezione privata di Andrea Croci, giovane cantante e attore milanese che ha cominciato a raccoglierli da quando aveva sedici anni e che per la prima volta ha deciso di mostrarla al pubblico: «Avevo già prestato alcuni di questi manifesti – spiega il giovane collezionista – per la mostra Audrey Hepburn, una donna, lo stile, organizzata a Firenze nel 1999 dal museo Salvatore Ferragamo, in cui accompagnavano un’esposizione di vestiti originali dei film dell’attrice. Questa volta invece saranno i manifesti stessi ad essere messi in risalto». Da Colazione da Tiffany del ’62 a Sciarada, da Cenerentola a Parigi a Quelle due, fino a Vacanze romane (un poster gigantesco di 4 metri x 2, del quale esiste soltanto un’altra copia), ci si potrà fare un’idea di come Audrey Hepburn venisse raffigurata per il grande pubblico italiano. Ma questa mostra non sarà soltanto un omaggio all’attrice: «In realtà è come una vera e propria mostra di quadri – prosegue il giovane attore –. Questi manifesti furono realizzati da Ercole Brini (autore, tra l’altro, anche della locandina di Via col vento): è una pittura ad acquerello un po’ stilizzata e di grande effetto drammatico. Nelle locandine americane ci si limitava a mostrare soltanto le sagome degli attori. Il manifesto italiano trova un valore aggiunto nel rappresentare delle scene e nell’usare uno stile pittorico che è sempre stato apprezzato in tutto il mondo». La venerazione di Andrea Croci per la sua diva prediletta non si limita alla sua carriera cinematografica: «Amo Audrey non soltanto per i suoi film. Ammiro molto il modo in cui aveva affrontato le difficoltà della sua infanzia e la sua generosità quando, dopo avere smesso quasi del tutto di recitare, cominciò a occuparsi dei bambini nei paesi più disagiati, diventando ambasciatrice speciale dell’Unicef». Per Croci la Hepburn incarna l’assoluta bellezza del cinema di una volta e purtroppo non ha lasciato eredi: «Come Marilyn Monroe, Shirley MacLaine o Grace Kelly è un’attrice unica e irripetibile, un’icona senza tempo». Una donna che, se in Colazione da Tiffany diceva di «non potere appartenere a nessuno», grazie a questa mostra – che ne immortala la magia e la classe – diventa di nuovo il sogno di tutti.

[luca salvi]

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