MEDIA

Media e Lombardia: resistono le realtà locali

Lombardia e Milano, una regione e una città che da tempo sono all’avanguardia dell’offerta dei media in Italia: qui è nato il primo network televisivo privato, diventato poi uno dei due cardini del duopolio televisivo, e qui hanno sede molte delle radio commerciali nazionali più ascoltate. Ma questa centralità, nella regione più produttiva d’Italia, come viene gestita dagli operatori in un periodo difficile per l’economia in Italia? Quale futuro si può prevedere e quali sono le richieste avanzate alla politica nazionale? Per rispondere a queste domande è stato costituito nel 2003 il Comitato regionale delle comunicazioni (Corecom), con la finalità di monitorare la situazione dei media nel territorio lombardo e di svolgere studi e ricerche, che, attraverso l’analisi di un numero adeguato di campioni, facciano luce sullo stato della televisione, della radio e della stampa lombarde.

Martedì è stato presentato all’Auditorium del Consiglio regionale il rapporto per il 2007, svolto dal Corecom in collaborazione con l’Associazione ReS (Ricerche e studi) di Bergamo.
La novità, nella ricerca di Corecom e ReS, sta in una forma di censimento, adottato quest’anno per la prima volta: l’invio di questionari agli operatori e ai giornali (in totale 148, così divisi: 89 radio, 38 televisioni, 29 quotidiani e periodici), da compilare on-line, è stato determinante per capire come e di cosa vive l’industria dei media: «Dai bilanci aziendali, dal 2001 al 2006 – parla Maria Luisa Sangiorgio, presidente del Corecom –, i media rivelano una produzione molto alta, che unisce il pluralismo al legame col territorio. Dalla ricerca risulta che i gruppi piccoli e medi hanno aumentato il personale, mentre quelli grandi l’hanno diminuito, anche per scelte di esternalizzazione. Dal punto di vista della redditività, si è registratala una crescita solo per i primi anni del periodo preso in esame, a cui ha fatto seguito una stagnazione generale». Se i media non stanno messi male, la radio è quella che sta messa meglio. Sergio Serra della ReS, nota come la radio abbia «registrato un aumento di ascolti sia a livello nazionale, che sulle frequenze locali, mentre la televisione versa tra l’assestamento di Rai e Mediaset e una ripresa delle tv locali, che arricchiscono l’offerta con news e sport». La carta stampata, secondo Corecom, ha un buon gradimento regionale: l’88% della popolazione lombarda adulta legge almeno un quotidiano al giorno. Un dato confortante che, però, non modifica la tendenza nazionale, che registra un calo nelle vendite. Per quanto riguarda invece la distribuzione degli operatori e il loro consumo, Milano risulta sempre in testa (vi risiede il 40% delle emittenti televisive lombarde e il 38% di quelle radiofoniche) seguita da Brescia (17% e 16%), Bergamo (11% e 8%), Varese (8% per entrambi i campi) e, a ruota, le altre province.
Quali sfide per il futuro? Per Maria Luisa Sangiorgio sono «la multimedialità, la capacità di rinnovare il sistema, una migliore regolarizzazione del finanziamento pubblico e l’apertura della multicanalità e della multipiattaforma alle reti locali, a cui fino ad oggi è stato precluso l’accesso al cavo, al satellite e al digitale terrestre». Ma non solo l’innovazione tecnologica è importante: la carta stampata va difesa. Ennio Mazzei, della Fieg, rivendica l’esigenza di una risposta politica: «Nelle ultime due legislature è stata promessa una legge di riforma che non c’è mai stata. Speriamo in proposte più forti dalla prossima legislatura».

[luca salvi]

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