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Lo sciopero delle penne mette in ginocchio Hollywood

Lo scorso 5 novembre 12mila sceneggiatori americani sono entrati in sciopero per ottenere un riconoscimento dei diritti d’autore sui loro prodotti che vengono utilizzati su nuovi supporti informatici, dai dvd ai film trasmessi via internet o sui telefonini. I produttori cinematografici, uniti nel potente sindacato Alliance of motion pictures and television producers, hanno fatto saltare le estenuanti trattative, affermando che i programmi diffusi sul web non garantiscono ancora guadagni apprezzabili.

Ma la direzione del sindacato degli sceneggiatori, la Wga (Writers guild of America), non ci sta: «Ci sono collane di film per dvd, per cellulari, e per tutti i tipi di collegamenti wi-fi - spiega Syd Field, uno degli autori americani più celebri - e noi produciamo parte dell'opera senza guadagnarne niente». «Il nostro ultimo contratto - continua Field - risale al 1988. Da allora c’è stata una rivoluzione tecnologica. Oggi solo i produttori guadagnano per ogni download. Con lo sciopero rivendichiamo una percentuale sui nostri lavori». Non a caso l’ultimo contratto di sceneggiatori e autori televisivi risale al 1988: anche allora la categoria scioperò per 22 settimane recando un danno di 500 milioni di dollari agli Studios.
La protesta si abbatte come un rullo compressore sui palinsesti: programmi televisivi come i seguitissimi talk show di David Letterman e Jay Leno vengono sospesi o trasmessi solo in replica. Presto si avranno ripercussioni anche sulle serie tv quotidiane, come le soap del pomeriggio. I telefilm settimanali, invece, sembrerebbero meno a rischio, perché vengono girati con mesi di anticipo; lo stesso vale per i film, alla cui sceneggiatura si lavora di solito qualche anno prima delle riprese effettive. Dunque, il popolo dei serial ha ancora un po’ di tempo per godersi casalinghe disperate e affascinanti eroi in camice bianco e stetoscopio. Ma presto le storie che fanno battere i cuori di milioni di telespettatori potrebbero spezzarsi. Non è difficile immaginare l’effetto devastante che subirebbero gli ascolti precari delle televisioni italiane. Intanto, quattro giorni dopo l’inizio della protesta, tremila persone hanno preso parte ad una manifestazione a Los Angeles a sostegno degli sceneggiatori. Bloccata una delle grandi arterie che portano a Beverly Hills, all’altezza del grattacielo che ospita alcune delle principali case di produzione americane, come la “20th Century fox” o la “Mgm”.

[giovanni luca montanino]

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